Ecco l’arte «totale» del futurista Depero

Una cinquantina fra disegni a matita, vellutati carboncini, chine acquarellate, tempere, rari oli di Fortunato Depero (1892-1960) sono esposti fino al 31 gennaio nello spazio Auditorium Arte del Parco della Musica. La mostra «Depero e il teatro musicale» approfondisce del geniale artista trentino «un momento circoscritto, ma fondativo della sua arte, su cui si svilupperà tutta la sua attività futura», dice Daniela Fonti che con Laura Terenzi ha curato la piccola e gioiosa rassegna che offre al visitatore il nucleo più coerente di opere dedicate da Depero al teatro. In maggioranza prestiti del Mart (Museo di Arte Contemporanea di Trento e Rovereto) e di collezionisti privati. Opere realizzate negli anni trascorsi a Roma dal ’13 al ’19. Anni eroici con Balla, nume tutelare, che lo invita alle «serate futuriste» al Costanzi e con il quale scrive il manifesto della Ricostruzione futurista dell’universo. E con gli stranieri ospiti a Roma. Come Sergej Diaghilef dei Ballets Russes attorno al quale si coagula una schiera di artisti, da Picasso a Cocteau. Diaghilef in visita al suo studio di viale Giulio Cesare nel ’16 gli commissiona le scene e i costumi per Le Chant du Rossignol di Stravinskij. Un’opera mai andata in scena per la quale, accogliendo il gusto esotico del coreografo russo, crea uno scenario fiabesco.
Nel periodo in cui è impegnato con Diaghilef, Depero conosce Gilbert Clavel, un intellettuale svizzero, interessato alle innovazioni futuriste.

Soprannominato «scartelluzzo» (gobbetto), sarà la sua fonte d’ispirazione per la costruzione delle marionette e dei personaggi meccanici di Balli Plastici. Sarà Clavel a sostenere le spese per la rappresentazione di Balli plastici con musiche di Casella, Tyrwitt (pseudonimo di Lord Berners), Bartòk, Malipiero. In Balli plastici Depero sperimenta una forma d’arte totale.

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