L'auto del futuro, pulita e silenziosa, è già qui: c'è ma non si vede. Non nelle vetrine dei concessionari, e tantomeno nel traffico quotidiano delle grandi città. Eppure l'auto elettrica è l'oggetto del desiderio di due italiani su tre, che la vorrebbero per inquinare meno e, magari, anche per risparmiare. Peccato per i prezzi proibitivi rispetto agli analoghi modelli con motore a scoppio: due o tre volte tanto, complice soprattutto il costo delle batterie. E ancor più per la totale assenza di infrastrutture, a cominciare dalle postazioni di ricarica pubbliche. Difficile che l'elettromobilità possa decollare senza un impegno preciso delle istituzioni e di una politica di incentivi capace di mettere in moto il volano.
A mettere tutti attorno a un tavolo, col proposito di dare «Una scossa alla città», sarà l'evento organizzato domattina dalle 9.30 al Piccolo Teatro Grassi di Milano dal magazine economico «Espansione». E se l'abbrivio spetterà all'editore Paolo Berlusconi e al direttore Marco Gatti, pronto a illustrare gli esiti di una sorprendente indagine affidata a Interactive Market Research sugli italiani e l'auto elettrica, competerà poi ai rappresentanti del governo e degli enti locali chiarire se l'aria pulita vale più del portafoglio. Dal sindaco Letizia Moratti e al governatore della Lombardia Formigoni, dal direttore generale del ministero dell'Ambiente Corrado Clini al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli, chiamati a esprimersi sulle prospettive della mobilità pubblica e privata che s'incrociano con l'energia e l'ambiente. E che al centro del cambiamento, cui si lega l'opportunità di affrancarsi dalla dipendenza dal petrolio e dai rischi connessi, tra fluttuazioni di Borsa e danni ecologici, procedendo verso l'orizzonte delle emissioni zero, pongono proprio l'auto a batteria.
Che è già realtà concreta per l'impiego urbano ma che va resa interessante per i consumatori: di fatto l'autonomia di una city car come la Smart Fortwo Electric drive (domani a disposizione dei cittadini per un test drive gratuito proprio a partire dal Piccolo Teatro Grassi) o la Mitsubishi i-Miev supera i 120-130 chilometri, più che sufficiente per il classico tratto casa ufficio dell'italiano medio; due ricariche complete a settimana, otto ore ciascuna collegando di notte l'auto a una normale presa casalinga a un costo per «pieno» che non raggiunge i due euro, e si va al lavoro.
Anche noleggiata, però, l'elettromobile non risulta competitiva. Per le 100 piccole elettriche di casa Smart che circoleranno a Milano, Roma e Pisa, si parla di 480 euro al mese inclusi bollo, assicurazione e manutenzione, per un triennio. Ecco allora il ruolo delle agevolazioni fiscali e degli incentivi pubblici: in Francia è previsto un super bonus di 5.000 euro per ogni veicolo con emissioni di Co2 inferiori ai 60 gr/km, in Belgio lo sconto è di 4.540 euro, mentre in Gran Bretagna può salire fino a 5.000 sterline. E se la Danimarca premia le auto elettriche con l'esonero dalle forti imposte di immatricolazione, il Principato di Monaco offre sgravi fiscali fino a 9mila euro. Per non dire degli Usa, dove si applicano detrazioni sulle tasse federali fino a 7.500 dollari in aggiunta alle agevolazioni del singolo Stato, e del Giappone, che ha già annunciato incentivi pari a 11.000 euro.
Resta poi il capitolo delle infrastrutture: colonnine di ricarica pubbliche munite di prese standard, sulle strade, nei parcheggi e nei centri commerciali, ma non solo. Servono infrastrutture elettriche in grado di supportare ricariche veloci, per un pieno in pochi minuti, e capaci di bilanciare la richiesta di potenza alle colonnine con la disponibilità di energia sulla rete. A Milano e Brescia A2a ha sta avviando un progetto pilota in collaborazione con Renault, mentre Enel è impegnata a Roma col gruppo Daimler.
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