Roma - Tre pagine per una rivoluzione. La bozza di riforma fiscale elaborata dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, sintetizza in pochi fogli l’intento di riformare il fisco: tre aliquote Irpef (20, 30 e 40%), eliminazione dell’Irap e aumento di un punto percentuale delle aliquote Iva più alte (attualmente al 10 e al 20%).
Le percentuali non danno, però, un’idea chiara del valore di questo cambiamento. In attesa dei decreti delegati che tradurranno il progetto di riforma- che dopodomani sarà presentato in Consiglio dei ministri- in applicazione reale sui vari scaglioni di reddito, si può già avere un’indicazione chiara di cosa vorrebbe dire portare l’Irpef sui redditi da 0 a 15mila euro dal 23% come oggi al 20. Sono circa 4 miliardi di euro che salirebbero a 5 se l’aliquota minima fosse applicata fino a 20mila euro (scaglione che oggi paga il 27%). Il risparmio per i circa 24 milioni di contribuenti compresi in questa fascia, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate sul 2010, andrebbe dai 250 euro circa per i redditi più bassi a oltre 400 euro nella fascia più alta di imposta lorda.
E di imposta lorda è bene parlare in queste proiezioni perché la copertura finanziaria della nuova Irpef sarà ricercata su tre versanti. Il primo è quello della rimodulazione delle deduzioni e delle detrazioni di imposta. Se da un lato è ovvio pensare che le deduzioni per la prima casa saranno mantenute, dall’altro lato è più che lecito ipotizzare che su oltre 160 miliardi di sgravi a vario titolo il Tesoro intenda recuperarne almeno il 10% e cioè 16 miliardi. Oltre 10 miliardi sarebbero perciò liberati per finanziare completamente la rimodulazione delle aliquote al 30 e al 40 per cento. Va comunque sottolineato che, almeno dal punto di vista teorico, una riduzione della pressione fiscale dovrebbe produrre un incremento di gettito giacché indurrebbe il contribuente a non rischiare sanzioni per evadere importi ritenuti meno onerosi. Ma poiché la realtà spesso cozza con le analisi, Tremonti intende mettere fieno in cascina. Ecco perché un altro pilastro è quello dell’incremento della tassazione delle rendite finanziarie (Bot esclusi) dal 12, 5 al 20%.
Da questa misura dovrebbero giungere circa 2 miliardi. L’ultimo punto è quello che probabilmente risulterà più controverso: l’incremento delle aliquote Iva. Fatti salvi i beni di prima necessità come gli alimentari (già tutelati dall’imposta) è ovvio che un punto in più avrà effetti negativi sul versante dei consumi e degli investimenti. Effetti che dovrebbero essere compensati dal maggior reddito disponibile derivante dalla riduzione Irpef. Anche la Cgia di Mestre stima infatti ricadute positive sulle famiglie. Ultimo ma non meno importante il raggiungimento di un punto programmatico del centrodestra nel 2008: il superamento dell’Irap nel 2014. L’imposta regionale sulle attività produttive che colpisce indiscriminatamente le imprese facendo leva sulla quantità di lavoro vale 38,1 miliardi di euro. La riforma tremontiana è racchiusa nello slogan «tre aliquote e cinque imposte ». Irpef, Ires, Iva e Imu (imposta municipale unificata introdotta dal federalismo fiscale) sono note. Dunque delle due l’una:o l’Irap sarà sostituita da un’altra forma di prelievo su base regionale oppure ci si dovrà abituare a un maggior costo della sanità (l’Irap finanzia le spese delle Regioni nel settore) che potrà comunque essere attutito sottoscrivendo piani assicurativi. La riforma del fisco camminerà di pari passo con la manovra da circa 40 miliardi al 2014 che il governo si appresta a varare.
E forse è proprio per questo motivo che nelle tre paginette di Tremonti ha trovato spazio una misura come la soppressione dell’Ice prevista nel testo di finanza assieme a quella dell’Enit. L’Istituto per il commercio estero, che fa capo al ministero dello Sviluppo, ha un budget di 75 milioni di euro ai quali si aggiungono 37,5 milioni di finanziamento alla promozione del «made in Italy».
La sua soppressione- come quella dell’Enit (budget di 20 milioni) - non eliminerà tutte queste spese, ma rappresenterà un segnale positivo. Come il taglio dei costi della politica che il ministro ha anticipato qualche giorno fa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.