Ecco perché Genova è più calda

Ecco perché Genova è più calda

Caro Francesco De Camillis, rispondo alla sua gradita lettera pubblicata sul «Giornale» del giorno 18 luglio. Intanto preciso che il Prof. Andrea Del Ponte è il mio figlio maggiore. Ma ora veniamo a quanto lei mi sottopone circa le condizioni climatiche di Genova; come io ho scritto nel mio articolo del giorno 8 luglio sotto il titolo di «Genova diventa sempre più calda», confermo in pieno questo titolo perché è proprio dal 1998 (e non 1994, come da lei prospettato) alla fine del 2004 che la temperatura media annua della città è in continuo costante aumento: ecco i dati: nel 1998 la media annua fu di 14º5’, nel 1999 15º5’, nel 2000 16º0’, nel 2001 16º5’, nel 2002 16º7’, nel 2003 16º8’, nel 2004 17º0’. Questa differenza di valori è grande ed attesta sempre di più la validità della teoria dell’effetto serra.
In proposito io non ho mai detto che, nonostante questa continua ascesa, il prossimo futuro sarà sempre più caldo, tanto che noi potremmo andare «arrosto» per usare il suo termine, né, tanto meno che una statistica decennale possa ipotecare il futuro (preciso, intanto, che, secondo il regolamento meteorologico, occorre una statistica almeno trentennale per potere fare dei buoni paragoni; in proposito le mie statistiche partono dal 1951, e cioè cinquantacinque anni). La differenza delle temperature medie del passato è molto forte; il decennio 1971-80 fu il più freddo in assoluto, con una media di 11º3’, seguito dal 1961-70 con 12º4’, dal 1981-90 con 12º7’, dal 1951-60 con 13º2’ e dal 1991-2000 con 14º3’. Gli inverni 1974-76 furono regolari; come lei mi chiede, confermo che gli inverni del 1985 e 1986 furono gelidi, tanto che si ebbero temperature di -9º ed anche -11º; invece gli anni che vanno dal 1973 al 1986, escluso quelli di cui ho parlato prima, sono stati piuttosto regolari, in linea con le temperature dell’epoca.

Confermo inoltre che il luglio del 1980 fu il più «freddo» degli ultimi 55 anni, con una media di solo 17º5’; non così, però, agosto. Concludo dicendo che, come penso, nessuno potrà prevedere come sarà il tempo nel lontano futuro.

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