«Ecco perché vogliono spegnere la musica»

Milano spegne la musica. Sono infatti una ventina i locali cittadini che hanno chiuso i battenti nell’ultimo anno sotto i colpi della crisi, degli sfratti e dei sigilli del Comune. A farne le spese i luoghi-simbolo della movida notturna come il Rolling Stone: il «tempio del rock» fondato da Enrico Rovelli, che in 28 anni ha visto salire sul palco di corso XXII marzo le più grandi star della scena internazionale (Prince, Lou Reed, Joe Cocker, solo per citarne alcuni), l’8 maggio dovrà abbassare la serranda. Al suo posto, un palazzone di 12 piani, 60 appartamenti, uffici, negozi e altri tre piani interrati per i box. Stessa sorte per il Plastic in viale Umbria: fucina di talenti underground e ritrovo di due generazioni di creativi milanesi, la discoteca di Lucio Nisi e Nicola Guiducci nel giugno 2010 - proprio quando festeggerebbe i 30 anni d’età - potrebbe chiudere o quantomeno spostarsi: i proprietari dell’immobile non vogliono rinnovare l’affitto.
E mentre Giovanne Terzi, assessore alle Attività produttive del Comune, auspica una «città più viva e tollerante», a complicare la vita dei locali sono i continui sopralluoghi della Commissione di Vigilanza: negli ultimi mesi, a colpi di blitz, la Commissione ha fatto chiudere il The Beach in via Corelli, lo Sphinx's in via Papiniano, il Soul to soul in via San Marco, il Sottomarino Giallo in via Donatello, il Pow wow in viale Ortles, il Black and White in piazza Repubblica: una vera ecatombe. Persino il Rolling Stone - che oggi riapre al pubblico - ha rischiato l’addio anticipato: durante l’ultimo controllo di giovedì scorso, infatti, l’inflessibile commissione composta da personale dei vigili del fuoco, Asl, tecnici e ingegneri del Comune, ha fatto chiudere il locale limitandone l’agibilità alla musica dal vivo. Motivo? La galleria non rispetta le norme di sicurezza (la porta di emergenza misura 197 centimetri invece di 200), per cui il locale può ospitare concerti ma non le «normali» serate da ballo. Ieri, a una settimana dal fermo, la modifica del verbale: il locale può riaprire anche per l’intrattenimento purché chiuda la galleria.


Per Rudy Citterio, presidente Silb-Unione del Commercio che rappresenta i 139 locali della città, si tratta di un preciso «accanimento contro le discoteche». Ma cosa pensano i gestori dei locali, e come affrontano la crisi? Di seguito ne riassumiamo gli interventi.

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