Ecco quale Europa potrà vincere i fondamentalismi

Gianstefano Frigerio si occupa da sempre di politica. Ha già firmato diversi libri, ma quest’ultimo Il cuore di tenebra del XXI secolo (ed. Bietti), prefazione di Silvio Berlusconi, è di particolare attualità e richiama a sprovincializzarsi di fronte ai problemi della società attuale, a ragionare non solo da italiani ma da europei di fronte al mondo globalizzato. Che cosa è innanzitutto questo «cuore di tenebra» del XXI secolo? Frigerio lo spiega sin dall’inizio: «La stagione della postmodernità sembra drammaticamente arroccata intorno al terrorismo fondamentalista, cuore di tenebra da cui sgorgano impulsi violenti che tendono a modificare l’assetto geopolitico del mondo, i ritmi di sviluppo della globalizzazione, i modelli di vita e di comportamento, le culture. Anche la crisi politica e identitaria dell’Europa ha trovato il suo detonatore nei tragici eventi dell’11 settembre»: è proprio questo scenario, risultato di un percorso storico contraddittorio del ’900, che descrive l’autore. Scenario che suscita le attuali lacerazioni, le contrapposizioni politiche, le incertezze soprattutto europee.
Frigerio non esorcizza nulla. Con grande realismo ammette: «Il drammatico attacco del terrorismo fondamentalista durerà per decenni e per decenni condizionerà tutti gli aspetti della nostra vita. E in questa guerra asimmetrica non ci sarà vittoria finale». È realismo, non pessimismo che induce a nascondersi o a rassegnarsi. Gli uomini della postmodernità pensavano di andare incontro a una sorta di «età dell’oro», ai sogni da fine-storia di Francis Fukuyama, ma invece si sono trovati intrappolati nell’incertezza di questa postmodernità, con un bagaglio culturale e politico, dall’Illuminismo al marxismo, che rischia di frastornarli in una stagione di mutamento. Di fronte a tutto questo non si deve «chiudere bottega». La via che Frigerio indica per trovare una soluzione politica, culturale e umana nel tempo del «cuore di tenebra» è quindi quella di una riscoperta della propria identità, di una ritrovata coscienza del ruolo storico che si è svolto in passato. Tutto questo, politicamente, suona come una «sveglia all’Europa».
Frigerio è un convinto europeista, ma appartiene all’idea di Europa, «alla patria europea», che era alla base degli ideali dei fondatori: «Questa Unione europea, tutta ripiegata e ossessivamente concentrata sulle oscillazioni dell’euro e totalmente assorbita dalle logiche mercantilistiche, è lontana anni luce dai grandi ideali e dalle forti passioni di De Gasperi, Schumann, Adenauer, Monnet».

È recuperando quell’idea di Europa che si può affrontare un dialogo tra le civiltà con i Paesi arabi moderati, con un nuovo ruolo dell’Onu, con il rilancio della solidarietà transatlantica». È con questi strumenti che ci si confronta con il «cuore di tenebra».

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