- Il caso di Leonardo Caffo è meraviglioso, nella sua drammaticità. Parliamo del filosofo, apprezzato da Chiara Valerio e da tanti altri intellettuali progressisti, che è stato condannato in primo grado a quattro anni di carcere per violenze sulla ex compagna. Perché è un caso paradigmatico? Semplice. Perché dimostra come in Italia ci sia bisogno di garantismo vero, e non a corrente alternata. Il filosofo oggi lamenta di essere stato “trattato come un mostro” e di essere stato “mollato” da chi fino a ieri lo considerava un eroe. Fa una ragionevole analisi contro la cancel culture della sinistra. Ma soprattutto lui sostiene di non aver picchiato nessuno, mentre la ex compagna sì. A chi credere? Per ora c’è la sentenza, che però è solo una di primo grado e potrebbe venire ribaltata in secondo grado e poi in terzo. Se in Italia fossimo in grado di considerare tutti gli imputati come innocenti fino a prova contraria, e magari di accelerare il corso dei processi, oggi Leonardo Caffo non dovrebbe giustificarsi di nulla. Magari dovrebbe evitare di tenere lezioni all’università sulla violenza di genere, vista la condanna parziale, ma è legittimato da Costituzione a continuare a lavorare, scrivere e ad essere considerato innocente. Invece oggi è costretto a scusarsi e i suoi fan intellettuali a sotterrarsi dall’imbarazzo perché da Tangentopoli in poi, ma soprattutto negli anni del Berlusconismo, la loro parte politica è cresciuta a pane e giustizialismo. Ha cioè considerato mostri chiunque venisse anche solo sfiorato dal dubbio, o da una indagine, figuratevi una condanna in primo grado. Eppure il garantismo sarebbe una cosa semplice: Ciro Grillo, Leonardo La Russa, Leonardo Caffo, destri o sinistri che siano, amici o nemici, hanno diritto ad essere messi alla gogna solo a sentenza definitiva. Sono troppi i danni che produce il giustizialismo mediatico per non attendere la pronuncia definitiva: Stefano Esposito, senatore Pd, abbandonato dal Pd all’inizio dell’inchiesta nei suoi confronti, dopo 7 anni di tormenti è stato archiviato. Non c’era nulla, ma la vita è comunque rovinata. Vale la pena aspettare anche per Caffo, anche se l’hanno condannato in primo grado.
- Sapete perché lo affermo? Perché il 15 ottobre su questa rubrica, quando tutti spiattellavano la faccia di Mbappé in prima pagina, noi scrivevamo: “Neppure mi importa la storia delle accuse di stupro a Mbappé. Non so se sia vero. Se si tratti di una fake news. Non so se le voci siano state fatte uscire apposta proprio ora che si avvicina l’udienza per la sua vertenza con il Paris Saint Germain. Ma tanto c’è poco da discutere: finché non verrà indagato, incriminato e infine semmai giudicato da un tribunale, resta innocente. Quindi sì ok, fa notizia. Ma al momento siamo al nulla cosmico”. Infatti oggi è stato scagionato in Svezia da una pm donna perché non ci sono prove sufficienti a suo carico.
- Dopo le voci che si sono rincorse su Ernesto Maria Ruffini, capo dell’Agenzia delle Entrate, come possibile federatone del centro che guarda a sinistra, Beppe Sala deve aver sentito togliersi la sedia da sotto il sedere. E quindi oggi rilascia un’intervista a Repubblica per fingere di non essere interessato al ruolo, ma facendo capire (a chi deve intendere) di essere in rampa di lancio. Da cosa lo si capisce? Primo: afferma che magari non oggi, ma il ruolo “potrà interessarmi”. Quindi lui c’è. E secondo che Ruffini è sì una “bravissima persona”, decisamente valida, ma poco conosciuta: “pensare che possa avere la forza per fare il leader di quest’area significa volergli male”. Tradotto: non ci provare, ci sono io.
- L’unica condanna senza appello che merita Leonardo Caffo è quella contro gli occhiali, scelti apposta per apparire intellettuale. Orripilanti.
- Sul caso di Ramy si sta facendo strada la cosiddetta "Teoria David Parenzo". State a sentire. Secondo questa tesi, peraltro sposata già da Roberto Vecchioni, i carabinieri avrebbero dovuto lasciar scappare i fuggitivi, prendere la targa e multarli o denunciarli. La stramba teoria fa però acqua da tutte le parti. Primo: oggi sappiamo che Ramy e l'amico probabilmente non erano 'pericolosi', ma i militari che si vedono sfrecciare via un Tmax a tutta velocità non sanno - coperti dai caschi - chi ci sia sopra. Non fermarsi ad un posto di blocco e ignorare le seguenti sirene ti rende sospetto automaticamente, anche tu fossi Papa Francesco. Secondo: la polizia esiste per perseguire reati e garantirci sicurezza. Applicando il teorema Parenzo oggi avremmo in circolazione il terrorista di Berlino, Anis Amri, killer di 13 persone, che venne fermato a Sesto San Giovanni banalmente perché era apparso ai due poliziotti "sospetto". Secondo il Parenzo pensiero, visto che si trattava di un sospetto ingiustificato, avrebbero dovuto fargli una foto, salutarlo con la mano e poi controllare nel database se era un criminale o no. E intanto il jihadista se ne sarebbe andato tranquillo. Insomma: scappando dalle gazzelle, i due giovani di Corvetto erano ben più "sospetti" di quanto non lo fosse il tagliagole dell'Isis. Questo vuol dire che abbiano fatto bene a toccare lo scooter (sempre che lo abbiano toccato) o a cancellare i video (sempre che lo abbiano fatto)? No. Ma non si può mettere in dubbio la legittimità dell'inseguimento. Oppure a questo punto tanto vale impedire alle guardie di rincorrere i ladri. Se vede due incappucciati col grimaldello nello zaino scappare dall'appartamento di Parenzo, che fa il poliziotto: fa una foto alla targa, controlla se di mestiere quei due fanno i fabbri e se quella era casa loro, oppure interviene subito?
- L’amico di Ramy che era alla guida dello scooter sostiene che i carabinieri lo hanno toccato facendolo cadere. Cosa avrebbe dovuto dire, secondo voi? Vi ricordo che è indagato per omicidio stradale, accusa da cui può forse salvarlo solo l’eventuale contatto con la gazzella.
- Resta il fatto, incredibile, che questo ragazzo è scappato
per 8 chilometri da tre pattuglie, con un amico dietro, rischiando incidenti mortali per lui o per altri, solo perché era senza la patente. Ammettendolo, ha confessato di essere uno spregiudicato senza senno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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