Non ci sono didascalie accanto ai dipinti di Julian Schnabel in mostra a Palazzo Venezia fino al 17 giugno. Una mappa del piano nobile indica al visitatore titolo, data e collocazione dei 31 quadri. Così ha voluto il pittore-scultore e noto regista cinematografico per la prima grande rassegna sulla sua opera. Paintings 1978-2006 curata da Marco Voena e Gian Enzo Sperone (catalogo Skira), traccia un percorso per temi della pittura dellartista, nato a New York nel 51, dalle prime creazioni degli anni 70 alle ultime prove del 2006.
Schnabel ama far dialogare il contemporaneo con lantico, larte con la storia e «utilizzare il bello là dove esiste». Niente pareti posticce, dunque, niente illuminazione, ma solo luce naturale, nessun artificio nellallestimento. Si comincia con tre monumentali quadri degli anni 90 di sapore astratto, fra cui Anno Domini, per i quali ha utilizzato teloni industriali, appoggiati sui loro cavalletti alle pareti della Sala Regia, come fossero nello studio dellartista, animano lo spazio e lo fanno vivere. Dello stesso periodo, nella Sala della Battaglie, i dipinti dallinsolito formato ispirati alla cantante Jane Birkin realizzati con il materiale con cui si fanno le vele per le imbarcazioni. A seguire nelle stanze dellappartamento Barbo i quadri dipinti su frammenti di ceramica e quelli di sapore giapponese per cui ha impiegato colori a olio su foto digitali.
Ma il punto focale di tutta la rassegna sono i ritratti e gli autoritratti ospitati nella Sala del mappamondo. Brillanti di resina, dalle cornici barocche in fibra di vetro, danno l'autentica misura della sua arte potente.
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