Ecco come si vota col proporzionale all’italiana

Addio ai collegi e allo scorporo che aveva generato le «liste civetta». Tornano le circoscrizioni e il meccanismo dei resti

Vincenzo Pricolo

da Milano

Ritorno del proporzionale, divieto di preferenza, urne tricolori in tutto il pianeta, osservatori Ocse ai seggi, sbarramenti multipli. Domenica 9 e lunedì 10 aprile saremo chiamati a eleggere i deputati e i senatori in carica per la quindicesima legislatura repubblicana. Le novità sono molte, dal nuovo sistema elettorale al voto dei nostri emigrati nei cinque continenti, tanto che secondo un sondaggio pubblicato ieri dal Sole-24 Ore sei italiani su dieci ignorano che si voterà con il proporzionale e uno su tre non sa che scrivere il nome di un candidato sulla scheda equivale a farla annullare.
Maggioritario addio. Dieci anni dopo l’introduzione del cosiddetto Mattarellum, che prevedeva l’elezione del 75% dei parlamentari con il sistema maggioritario uninominale a turno unico (ogni collegio elegge un solo parlamentare, vince il candidato che prende un voto più degli altri) e il restante 25% con il sistema proporzionale, quest’ultimo meccanismo di «traduzione» dei voti in seggi torna a dominare lo scrutinio. Il nuovo Parlamento sarà la «fotografia» dell’Italia politica del 2006. Addio, dunque, al maggioritario made in Italy, che si era segnalato anche per norme dalla logica arcana come lo scorporo (che penalizzava i partiti maggiori), espedienti fantasiosi come le «liste civetta» (che dovevano togliere un po’ di consensi ai partiti «troppo votati» per aggirare lo scorporo) ed effetti indesiderati come la mancata assegnazione di una decina di seggi della Camera.
Proporzionale però... Le nuove regole di scrutinio, dunque, permetteranno una rappresenzione parlamentare fedele delle scelte degli italiani che andranno alle urne. Ma c’è il premio di maggioranza, che viene riproposto alle elezioni legislative dopo oltre mezzo secolo (le votazioni del 1953 erano regolate da quella che passò alla storia con la definizione sbrigativa e infamante di «legge truffa» e fu abrogata subito il voto). Quindi il nuovo sistema è in sostanza un maggioritario di coalizione con riparto proporzionale dei seggi fra le liste che formano i diversi rassemblement.
Per la Camera il premio è assegnato alla coalizione più votata a livello nazionale se questa non raggiunge il 55% dei voti validi. In questo caso 617 seggi (cioè i 630 previsti dalla Costituzione meno i 12 della circoscrizione estero e quello della Valle d’Aosta attribuito con il sistema maggioritario) vengono distribuiti in modo tale che al raggruppamento più votato ne tocchino 340. Gli altri 277 sono ripartiti fra le altre coalizioni che abbiano almeno il 10% dei voti validi purché almeno una delle liste collegate abbia superato il 2% o sia rappresentativa di minoranze linguistiche. Alla distribuzione dei seggi sono ammesse anche le liste, singole o coalizzate, che abbiano ottenuto almeno il 4%. Per il Senato il meccanismo è lo stesso ma si applica a livello regionale. In ciascuna regione, dunque, si premia con il 55% dei seggi la coalizione più votata nel territorio; alla distribuzione dei seggi partecipano le coalizioni che hanno conquistato almeno il 20% dei voti validi e le liste singole alle quali gli elettori hanno attribuito almeno l’8% del totale dei consensi espressi. All’interno delle coalizioni partecipano al riparto dei seggi le liste che hanno conseguito almeno il 3%.
Anomalie. Per i seggi del Senato avremo quindi tanti premi di maggioranza quante sono le regioni dove vige il sistema standard, ovvero tutte tranne Valle d’Aosta, Molise e Trentino-Alto Adige. La prima elegge un senatore con metodo maggioritario e la seconda ne manda a Palazzo Madama due con metodo proporzionale senza correttivo maggioritario. Le due Province autonome di Trento e Bolzano, invece, conservano un sistema misto. Sei senatori sono eletti con sistema maggioritario semplice in altrettanti collegi uninominali (tre per ciascuna provincia) mentre un seggio è assegnato in base al recupero regionale dei voti non utilizzati.
Niente nomi. A ciascun elettore verrà consegnata una scheda per la Camera e una per il Senato. In entrambe saranno presenti i simboli delle liste in competizione, rispettivamente, nella circoscrizione o nella regione. I simboli delle liste appartenenti alla medesima coalizione saranno riprodotti in orizzontale, uno accanto all´altro. Il voto si esprimerà tracciando un segno sul simbolo prescelto e si tradurrà automaticamente nel voto al rassemblement di cui la lista fa parte. Un’avvertenza importante: qualsiasi segno oltre alla croce sul simbolo, e quindi anche il nome di un candidato, provocherà l’annullamento della scheda. I seggi, infatti, verranno assegnati a ciascun partito in base ai consensi conquistati e all’ordine nel quale sono stati presentati i candidati nella lista della circoscrizione, per la Camera, e della regione, per il Senato.
Non si butta niente. La caratteristica fondamentale dei sistemi elettorali maggioritari è che i voti andati ai candidati perdenti non trovano rappresentanza, ovvero chi vince prende tutto (anche, in sostanza, i consensi degli avversari che ha battuto).

I sistemi proporzionali invece si basano sul «quoziente», che è il risultato di una divisione: quante volte sta il numero dei seggi attribuiti a una circoscrizione nel numero dei voti presi da una lista. Spesso i quozienti hanno la virgola e qualche cifra a destra della virgola. Il nuovo sistema prevede che nella distribuzione dei seggi si adotti la formula dei «quozienti interi e dei più alti resti».

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