La crisi di Credit Suisse: la prossima banca da tenere d'occhio dopo il caso Svb

Il guru della finanza Robert Kiyosaki parla di tracollo imminente per Credit Suisse: cosa succede alla banca elvetica?

La crisi di Credit Suisse: la prossima banca da tenere d'occhio dopo il caso Svb
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Robert Kiyosaki non ha dubbi: dopo Silicon Valley Bank, occhio a Credit Suisse. Il controverso guru della finanza hawaiano, intervenuto al programma “Cavuto: Coast to Coast” di Fox News, ha dichiarato che la prossima banca che può saltare dopo Svb è il prestigioso istituto svizzero. Kiyosaki, co-autore di diversi manuali per investitori scritti assieme a Donald Trump, promotore dei seminari per investitori "Rich Dad", fa da tempo discutere per le sue strategie articolate di promozione di una finanza basata sull'istinto, nello stesso programma ha invitato ad acquistare bitcoin assieme a oro e argento come bene rifugio, è stato più volte citato in giudizio da chi si è fidato dei suoi consigli di investimento ma sui fallimenti bancari ha un precedente a suo favore: nel marzo 2008, sei mesi prima del crac, predisse il tracollo di Lehmann Brothers e la necessità di un salvataggio pubblico.

In questo caso Kiyosaki punta il dito contro Credit Suisse: "Il problema è il mercato obbligazionario e la mia previsione è che anni fa ho chiamato Lehman Brothers, e penso che la prossima banca che se ne andrà sarà il Credit Suisse, perché il mercato obbligazionario sta crollando". L'investitore e divulgatore finanziario ha tracciato un filo tra la crisi che ha affossato Svb e i problemi di Credit Suisse, negato dall'amministratore delegato della banca di Ginevra, Ulrich Koerner. Certo, il problema di Svb non causerà un effetto contagio capace di travolgere per effetto diretto Credit Suisse. Ma sullo stato di salute della banca elvetica da tempo diversi esperti hanno posto ragionevoli dubbi. Oltre 110 miliardi di dollari in asset sono stati ritirati dai clienti di Credit Suisse negli ultimi tre mesi del 2022, quando una serie di scandali è emersa danneggiando l'immagine dell'istituto, e soprattutto nella finanza Usa molti big si sono ritirati dalla banca. Tra questi, Harris Associates, che a fine 2021 deteneva circa un decimo del capitale della banca e di recente ha deciso di uscirvi completamente.

Il Financial Times proprio oggi riporta che "nel suo rapporto annuale" comunicato in mattinata, "Credit Suisse ha affermato che il management non ha progettato e mantenuto un efficace processo di valutazione del rischio per identificare e analizzare il rischio di errori significativi nei suoi rendiconti finanziari". La banca "ha dichiarato che i risultati dell'intero anno 2022, quando ha riportato la sua più grande perdita annuale dalla crisi finanziaria, non sono stati influenzati". Nel 2022 Credit Suisse ha lasciato sul terreno oltre 7 miliardi di dollari di perdita. Da una frode su un prestito per l'acquisto di una flotta di pescherecci da parte del Mozambico al processo alle Bermuda che ha visto l'ex primo ministro georgiano Bidzina Ivanishvili e la sua famiglia vincere un risarcimento da mezzo miliardo di dollari contro Credit Suisse per la condotta fraudolenta del suo manager Pascale Lescaudron, passando per le dimissioni dell'ex presidente Alberto Horta-Osorio per violazione delle regole anti-Covid, l'ultimo anno e mezzo è stato un salasso di scandali.

"Dal 2020, Credit Suisse ha dovuto affrontare 4 miliardi di dollari di spese processuali e ha subito perdite per 4,09 miliardi di dollari. Nell'ottobre 2022, la banca ha anche raggiunto un accordo di 495 milioni di dollari con le autorità di regolamentazione degli Stati Uniti sul suo ruolo nella crisi finanziaria del 2008-2009. Questa multa segue una sanzione del 2017 di 5,28 miliardi per il suo ruolo nella crisi dei mutui subprime", nota Risk Screen. Parlare dello stato di salute traballante di Credit Suisse è sicuramente facile e alla luce del crollo di Svb Kiyosaki ha azzardato una previsione che presuppone, a monte, un effetto-contagio dopo il tracollo di Svb, con cui Credit Suisse non ha rapporti diretti.

Ma nonostante tutte le difficoltà operative, i problemi e gli scandali, Credit Suisse con la guida dell'ad Koerner sta compiendo una complessa operazione di trasparenza provando in prima persona a portare allo scoperto problematiche, magagne e scheletri nell'armadio. Un'operazione costosa, in combinazione con i regolatori d'Europa e non solo, in termini di denaro e immagine, da cui però dipende lo stesso futuro della banca. Affermare che si tratta di un istituto in difficoltà è vero. Dare per scontata la sua imminente caduta non è però immediato.

La forza dei regolatori, maggiormente strutturata in Europa, sta proprio nella capacità di offrire reti di protezione alle banche e, soprattutto, ai loro risparmiatori. Un dato di fatto che vale per il Vecchio Continente, meno per gli Usa. Come chi ha visto esplodere Svb da un giorno all'altro, suo malagrado, ormai sa bene.

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