L'Ue presenta il nuovo Patto di Stabilità: cos'è e perché scontenta tutti

Arriva il nuovo Patto di Stabilità. Una proposta europea formulata dalla Commissione ambivalente per Paesi come l'Italia. Non vuole scontentare nessuno, ma è difficile accontenti tutti

L'Ue presenta il nuovo Patto di Stabilità: cos'è e perché scontenta tutti

Un compromesso difficile e al tempo stesso, però, destinato a essere solo un punto di partenza: la riforma del Patto di Stabilità proposta dalla Commissione Europea non accontenta tutte le richieste dei falchi comunitari sul taglio netto al debito e il ritorno del rigore. Ma in alcune parti ne accoglie le logiche, come ad esempio nell'imposizione di una traiettoria certa di rientro dal debito e sulla strutturazione di procedure di infrazione automatiche per chi diverge dalle indicazioni.

Patto di Stabilità, la proposta Ue

La proposta costruita da Ursula von der Leyen, dal vicepresidente Valdis Dombrovskis e dal Commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni ha dovuto tenere in campo sia le richieste dei Paesi che chiedevano più restrizioni e il ritorno dello scrutinio di bilancio sia quelle dei Paesi che ritenevano fondamentale, dopo la sospensione per la pandemia di Covid-19, lasciare un segnale certo e ricordare che la svolta del 2020 ha prodotto un sentiero di marcia da cui non si torna più indietro.

Sarà concesso ai Paesi dell'Ue ad alto indebitamento più tempo per ridurre la loro passività. Ma questo avverrà con una sorveglianza più stretta e con l'inserimento dell'obbligo di tagliare dello 0,5% del Pil annuo il livello di debito. Una condizione ambivalente per Paesi come l'Italia. A cui si aggiungono però un ampliamento delle maglie sui tempi di riduzione del debito per lasciare spazio agli investimenti in caso di crisi e condizioni automatiche di deviazione sul fronte delle spese impreviste per calamità o disastri, richiesta dai Paesi mediterranei e dall'Italia in particolare.

Più potere agli Stati e meno alla Commissione

Il Sole 24 Ore concorda che "per i Paesi con debito/pil superiore al 60% e un deficit/pil superiore al 3%, la Commissione fornirà le traiettorie per l'andamento della spesa (il solo indicatore di riferimento) per un minimo di 4 anni estensibili a 7". Ma Palazzo Berlaymont, spesso criticata dai Paesi per la discrezionalità delle mosse, si è nella proposta spogliata di alcuni poteri diretti.

Sarà infatti il Consiglio ad avere il potere diretto di attivare o meno eventuali deviazioni dal sentiero del Patto valide per l'Europa intera o per singoli Paesi. Di fronte a eventi problematici l'organo di vertice dell'Unione Europea, espressione della volontà degli Stati, secondo la bozza di proposta deciderà di attivare o prorogare l'applicazione della clausola e di fissare i relativi termini. In precedenza era la Commissione a decidere in forma autonoma, come fatto dal 2020 ad oggi.

Gli Stati potranno invece aggiornarsi direttamente sull'avanzamento dei loro piani studiando in corso d'opera l'avanzamento dei lavori. Per strutturare un monitoraggio stretto del percorso di riduzione del debito gli Stati dovranno promuovere politiche comunicative riguardanti lo stato di avanzamento del rientro del debito verso la soglia del 60% in rapporto al Pil e del deficit oltre il 3%, soglie che non sono toccate, e farlo seguendo il modello degli attuali Piani nazionali di ripresa e resilienza.

La soddisfazione di Gentiloni e Dombrovskis

"Stiamo semplificando le regole, garantendo la sostenibilità del debito pubblico attraverso un aggiustamento fiscale graduale e realistico e sostenendo una crescita sostenibile e inclusiva", ha precisato il vicepresidente Dombrovskis, tradizionalmente "falco" in Ue. Per Gentiloni invece è chiaro che Paesi ad alto indebitamento come l'Italia dovranno ridurre le loro passività ma "il ritmo sarà molto più graduale e più ragionevole rispetto alla regola che abbiamo conosciuto, la cosiddetta regola di un ventesimo, la regola (per la riduzione di un ventesimo) del debito, che di fatto ha reso molto difficile l'attuazione dei meccanismi di riduzione del debito nel corso degli ultimi 10 o 15 anni".

I vertici economici dell'Ue ostentano fiducia sulla prospettiva di un patto che però dovrà ora superare il vaglio del Consiglio.

Che tendenze prevarranno? La proposta nata con la volontà di non scontentare nessuno accontenterà tutti? Che margini ci sono per vedere il piano passare entro il 31 dicembre, così da renderlo valido nel 2024? Lo capiremo già dall'Ecofin del 28-29 aprile, quando i ministri economici dei Ventisette ne discuteranno. E si potrà capire quanto della proposta Ue potrà diventare realtà.

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