Effetto-Lula e Amazzonia: il Brasile nuova frontiera della finanza sostenibile?

Lula vuole portare un nuovo modello di sviluppo sostenibile in Brasile: la corsa agli Esg e l'economia green lo possono aiutare

Effetto-Lula e Amazzonia: il Brasile nuova frontiera della finanza sostenibile?

Il ritorno alla presidenza di Lula in Brasile e la fine del quadriennio di governo di Jair Bolsonaro, segnati da un distacco del gigante latinoamericano dalle regole della lotta globale ai cambiamenti climatici, aprono sul Paese la finestra della finanza sostenibile.Lula ha iniziato il suo mandato annullando i decreti di Bolsonaro che aprivano allo sfruttamento intensivo i santuari naturali e ora dovrà pragmaticamente conciliare tutela ambientale e sviluppo. La creazione di linee di credito per la finanza sostenibile e lo sbarco in Brasile degli standard Esg come nuova frontiera possono dare al Paese verdeoro una nuova via per lo sviluppo.

Pur continuando a puntare, come è inevitabile, sui proventi del colosso energetico Petrobras Lula ha intenzione di dare man forte alla Banca nazionale di sviluppo con politiche governative volte a un'agenda di sviluppo sostenibile. "La sua determinazione a ripristinare la reputazione del Brasile come leader ambientale globale fermando la deforestazione in Amazzonia e proteggendo le sue popolazioni indigene sarà accolta calorosamente" su scala globale, ha notato il Financial Times. Così come sul fronte interno a guidare l'agenda politica sarà "il suo impegno per la giustizia sociale e razziale in un paese altamente diseguale. Pochi possono discutere con la promessa di sradicare la fame in uno dei più grandi produttori alimentari del mondo". Il quotidiano della City di Londra ha notato che "se vuole conciliare gli imperativi della giustizia sociale, della protezione ambientale e della crescita sostenibile, la migliore scommessa di Lula è sfruttare il potere degli investimenti internazionali e del commercio estero per sbloccare il considerevole potenziale economico del Brasile".

Come le altre grandi economie del pianeta, anche Brasilia deve fare i conti con il combinato disposto tra alti tassi d'interesse e inflazione in crescita. Il neo-Ministro dell'Economia Fernando Haddad, sconfitto nel 2018 alle presidenziali da Bolsonaro, sta iniziando a programmare una politica economica che l'amministrazione del Partito dei Lavoratori dovrà promuovere coniugando apertura di mercato e intervento dello Stato. Una mossa-pilota dello sviluppo della finanza "verde" in Brasile dopo la fine dell'era di Bolsonaro è arrivata alla vigilia di Natale, sette giorni prima dell'insediamento di Lula.

La Banca Mondiale, nella giornata del 24 dicembre, ha annunciato che presterà 400 milioni di dollari a Banco do Brasil, l'istituto privato più importante del Paese, per fornire una traccia di avvio di una campagna di finanza sostenibile nel Paese. Programma che, al contrario di quanto successo spesso nell'approccio economico delle sinistre latinoamericane, non andrà contro ma in sovrapposizione al ruolo degli attori privati e internazionali. I capitali dati dalla Banca Mondiale serviranno ad alimentare prestiti diretti alle imprese per promuovere la corsa verso la sostenibilità delle aziende che vogliono ridimensionare l'impatto energetico delle loro attività.

L'obiettivo è mobilitare investimenti in sostenibilità basati sugli standard Esg per 1,4 miliardi di dollari nel prossimo anno e aprire ad un'iniezione di ulteriore capitale da 2 miliardi di dollari pubblici e privati in investimenti volti a migliorare lo sviluppo sostenibile, dalla generazione rinnovabile alla preservazione dell'Amazzonia. Una leva di 8,5 a 1 tra capitale prestato e fondi mobilitati che può attrarre investitori in caso di rilancio della crescita economica del Brasile.

Ad agosto settori più lungimiranti dell'amministrazione Bolsonaro avevano iniziato a usare i margini di manovra per rimettere in piedi un secondo piano di azione, la transizione "verde" del debito. Si tratta di un ritorno in campo del programma brasiliano di green bond che Lula nel suo secondo mandato e Dilma Rousseff nei suoi due mandati avevano messo in campo per vincolare i finanziamenti del Paese sui mercati internazionali a strategie ambientalmente attive. I dati del mercato della finanza sostenibile di Climate Bonds mostrano che "il Brasile ha accumulato oltre 11 miliardi di dollari in emissioni di obbligazioni verdi entro maggio 2022. Tra i settori dell'economia che ne beneficiano vi sono l'agricoltura, la silvicoltura, i trasporti e la bioenergia". Settori stravolti da Bolsonaro e in cui il binomio sviluppo-sostenibilità è pronto ora a tornare in campo. Con un'ulteriore, potenziale svolta, sottolineata da Yahoo News che ha raccolto voci dagli investitori finanziari statunitensi: "Il governo brasiliano potrebbe riaffermare le sue credenziali climatiche globali vendendo un'obbligazione in cui gli interessi che paga ai creditori dipendono dal fatto che il Paese protegga la foresta pluviale amazzonica". Lula ha la sfida di riconquistare per il Brasile le credenziali di attore responsabile nell'economia e nella politica globale.

E lo strumento della transizione energetica e della finanza sostenibile può essere utile ad accelerare il rilancio della corsa del Paese verso uno sviluppo inclusivo e il ruolo di leader regionale, azzoppata dai colpi di testa di Bolsonaro dal 2019 al 2022.

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