Google ha danneggiato la concorrenza negli Stati Uniti nel suo settore? Ne è convinto il Dipartimento della Giustizia, la cui causa contro il colosso di Mountain View si apre oggi negli Stati Uniti. L'accusa, che sarà ascoltata in un tribunale federale di Washington Dc, sostiene che Google abbia utilizzato una serie di pratiche anticoncorrenziali per impedire ai rivali di entrare nel mercato della pubblicità online e per mantenere la sua posizione di predominio.
Le accuse a Google
La storia degli addebiti a Google da parte dell'amministrazione Biden copre fatti avvenuti per oltre quindici anni sui venticinque della storia di Google, iniziata proprio nel settembre del 2008. Parliamo di una serie di addebiti che parte con l'acquisizione da parte di Google di DoubleClick, un'azienda leader nel settore della pubblicità online, nel 2007.
La sua acquisizione da parte di Google ha dato al colosso della tecnologia un controllo ancora maggiore sul mercato, che negli anni successivi la principale società del gruppo Alphabet ha continuato ad espandere. L'azienda ha infatti acquisito altre aziende concorrenti, come AdMob, Waze e Nest e ha anche sviluppato una serie di prodotti e servizi propri, come Google Ads e Google Analytics, arrivando a controllare ora circa il 70% del mercato della pubblicità online e a far si che i suoi prodotti e servizi siano utilizzati da quasi tutti gli editori di siti web e gli inserzionisti. Peraltro, Washington indica proprio gli accordi esclusivi siglati da Google con gli editori come una componente della manipolazione del mercato di cui Google è accusata
Il precedente: il caso Microsoft
L'accusa sostiene che le pratiche di Google abbiano danneggiato la concorrenza e i consumatori e ha dunque messo in campo la più imponente causa antitrust contro un colosso digitale da quella contro Microsoft del 1998.
Ai tempi Bill Gates e la sua azienda furono accusati di ostacolare i potenziali concorrenti per mezzo dell'eliminazione dal mercato o della marginalizzazione dei potenziali rivali come OpenSource. Oggi il caso Microsoft è alla base degli addebiti contro Google che per Biden e la sua amministrazione ha reso più difficile per i concorrenti entrare nel mercato, e ha abusato di posizione dominante aumentando artificialmente i prezzi per gli inserzionisti.
Contro Google il duo Kanter-Khan, "guerrieri" antitrust
A decidere delle sorti del reclamo di Washington sarà un processo senza giuria che durerà dieci settimane. Verso la fine dell'anno il giudice del Distretto di Columbia Amit P. Mehta, nominato da Barack Obama nel 2014, dovrà deliberare a favore o contro le richieste dell'Antitrust del Dipartimento di Giustizia, nei cui ranghii spicca la figura di Jonathan Kanter, il capo della divisione interna dedicata alla concorrenza e alla sua regolamentazione. Kanter si muove in sinergia con Lina Khan, la giovane esponente della sinistra democratica favorevole alla lotta a Big Tech e alle sue posizioni dominanti nominata nel 2021 da Joe Biden alla guida dell'antitrust a stelle e strisce, la Federal Trade Commission.
Se Metha dovesse deliberare a favore del governo federale, la palla passerebbe proprio alla Ftc. E per il gigante che controlla il 90% del mercato della ricerca online potrebbe essere un crocevia fondamentale. Il governo potrebbe imporre al colosso del web multe e sanzioni per le sue pratiche anticoncorrenziali. Queste multe potrebbero costare a Google miliardi di dollari, rendendo le già salate sanzioni dell'Unione Europea, al confronto, una sorta di mancia. Oppure Google potrebbe subire la richiesta del governo di aprire il mercato alla concorrenza e di assoggettarsi a regolamenti più stringenti. Remota, ma non da escludere, l'ipotesi che Washington possa chiedere lo scorporo di alcune attività al colosso di Mountain View.
La difesa dell'azienda
Chiaramente, se così fosse si stabilirebbe un precedente nell'offensiva dei governi verso Big Tech in nome della libera concorrenza e, in futuro, l'amministrazione Biden potrebbe porre in essere diverse altre offensive legali.
Secondo l'Associated Press, però, proprio sul tema della libertà si giocherà la difesa di Google: "Il vasto team legale di Google dovrebbe controbattere che la società non ha mai smesso di migliorare il suo motore di ricerca, eseguendo la sua missione originale di organizzare le informazioni del mondo e renderle universalmente accessibili a chiunque abbia una connessione Internet. Dal punto di vista di Google, i continui miglioramenti spiegano perché la maggior parte delle persone gravita quasi di riflesso sul suo motore di ricerca, un'abitudine che molto tempo fa ha reso "Googling" sinonimo di cercare le cose".
Questa la linea su cui si affronteranno il colosso da 1,7 trilioni di dollari di valore borsistico e la superpotenza a cui fa riferimento per appartenenza geografica e giudiziaria.
Dalla concezione di libertà che il giudice monocratico giudicherà più convincente dipenderà il futuro di un colosso simbolo della tecnologia odierna. E forse di un intero paradigma di rapporti tra Stati e giganti del web nel mercato mondiale.
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