Europa in mano al più forte: nuovo agguato del falco Ue Valdis Dombrovskis

Nuovo monito di Dombrovskis sulle regole Ue. Questa volta nel mirino le richieste di modifica agli aiuti di Stato

Europa in mano al più forte: nuovo agguato del falco Ue Valdis Dombrovskis

Il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, torna a lanciare moniti da falco alle economie europee e avverte che finita la fase di sospensione per il Covid le regole sugli aiuti di Stato torneranno stringenti.

Dombrovskis, nella conferenza stampa al termine della riunione dell'Ecofin, ha dichiarato che "la vice presidente della Commissione, Margrethe Vestager, ha già cominciato le consultazioni con gli Stati membri riguardo ai necessari aggiustamenti alle nostre regole sugli aiuti di Stato e, come lei stessa ha sottolineato con chiarezza, occorre preservare la parità di condizioni all'interno dell'Ue. Quindi stiamo parlando di aggiustamenti mirati e non di cambiare la logica sottostante del quadro Ue sugli aiuti di Stato". Dombrovskis ha parlato in riferimento alla prospettiva che la fine del liberi tutti riporti in auge la vecchia, stringente, censura sugli aiuti di Stato.

L'Italia conosce bene questo fatto perché fu proprio il rifiuto di Vestager, Commissaria alla Concorrenza, a concedere al Fondo interbancario di tutela depositi di muoversi contro i dissesti di banche come Tercas a impedire all'Italia di intervenire sugli istituti in dissesto. Aiuti di Stato illegittimi, diceva la Vestager, smentita poi dalla Corte Ue, prima di imporre un salasso miliardario alle casse dello Stato italiano.

Non cambiare le regole sugli aiuti di Stato in nome di possibili squilibri al mercato interno rischia di mettere l'Europa in mano alla legge del più forte, in cui la possibilità di sostenere un settore in crisi non sarà dettata dalle prospettive di poter agire per evitare collassi sistemici o problemi strutturali ma piuttosto dai margini di bilancio di ogni Paese. Compromessi, in larga parte, dal combinato disposto tra l'eredità del debito pandemico e il rialzo dei tassi. La conseguenza? Il rischio che pochi Paesi come Austria, Olanda e, soprattutto, Germania abbiano un dominio totale sugli aiuti di Stato, generando asimmetrie competitive.

Al contempo, Dombrovskis si è detto favorevole a un contenuto rialzo dei salari di fronte all'aumento dell'inflazione. "La questione dell'andamento salariale nel contesto dell'alta inflazione è molto presente nel nostro ciclo di Semestre europeo 2023, dove è chiaro che reagire all'aumento della pressione sui prezzi necessita di aggiustamenti salariali", ha sottolineato. Ma allo stesso tempo "dobbiamo evitare la spirale prezzi-salari, dove un aumento salariale fa scattare un aumento dell'inflazione e così via. Quindi, è necessario trovare equilibrio ed è qualcosa che va tenuto sotto controllo". Contenendo i salari, ça va sans dire.

Certo, nota Dombrovskis, "le attività economiche si sono contratte ma non così tanto come avevamo previsto inizialmente. I prezzi del petrolio e del gas sono scesi al livello previsto in autunno grazie al riempimento degli stock di gas e quindi a anche perché l'inverno è meno rigoroso e poi per il tetto al prezzo del gas russo che è stato imposto con successo". Ma l'inflazione resta alta e da oltre Atlantico incombe la sfida dell'Inflation Reduction Act americano che non potrà non essere affrontata con sussidi europei a settori come l'auto elettrica, le batterie, i chip e l'energia.

Il rischio di reagire a sfide che imporranno spese comuni, battaglie politiche per i settori strategici e una strategia per la crescita con ammonimenti e nuovi inviti al ritorno di un passato che si è

dimostrato pieno di scelte sbagliate non aiuta a rendere competitiva l'Europa. E una volta di più Dombrovskis appare portavoce di una visione decisamente ottusa, poco adatta a fare dell'Europa una terra di sviluppo e crescita.

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