L'Unione Europea sta lavorando a un nuovo progetto di direttiva per mettere a terra il Green Deal che riguarda l'efficienza energetica delle caldaie domestiche e industriali. Una componente fondamentale per il riscaldamento degli edifici che, sulla scia delle richieste di maggior qualità nell'efficienza energetica degli edifici promosse dalla direttiva recentemente approvata, è oggetto di una bozza destinata a diventare una proposta formale nel 2024.
Dall'1 gennaio 2029, secondo tale bozza, si dovranno eliminaren dal mercato le caldaie a gas esistenti in Europa e quelle tradizionali alimentate anche da altre fonti, come l'idrogeno, e si dovrà accelerare la loro sostituzione.
La discriminante per la messa fuori mercato avverrà a causa di una necessità stringente di performance migliori: "il regolamento non vieta espressamente le caldaie alimentate a gas naturale, ma fissa – un po’ come la normativa sulle automobili – dei livelli di emissione che gli impianti tradizionali non sono in grado di rispettare. Il limite minimo di efficienza stagionale proposto per le caldaie è del 115 per cento", nota StartMag. Le caldaie a condensazione, in particolare, sono quelle che possono superare la soglia del 100% di rendimento, ovvero di rapporto tra energia emessa nel sistema riscaldato dalla caldaia stessa e energia consumata, sfruttando i complessi sistemi di recupero dei fumi. Ma arrivare al 115% con le fonti tradizionali è difficile e c'è da pensare che molte tecnologie saranno messe fuori mercato.
Nessuna caldaia tradizionale può toccare il 100% di rendimento, in genere si assesta tra il 75 e l'80%. La mossa comunitaria avrebbe un impatto di larghissima portata quantificabile in interventi su milioni di case in Italia. Secondo le stime più accreditate, nel 2022 le caldaie a gas in Italia sarebbero state complessivamente 19 milioni, di cui oltre 1 milione di nuova installazione. L'idrogeno ha preso poco piede in Italia e in generale in Europa, soprattutto per via del costo notevole: come riporta il Guardian, "questo gas è poco adatto per l'uso domestico e ad oggi appare improbabile che la produzione di biocarburanti possa essere incrementata in tempo breve per diventare un combustibile per il riscaldamento di massa".
Per raggiungere gli alti livelli di efficienza che possono toccare, nel massimo livello di classe energetica il 150%, la soluzione che la bozza di direttiva europea sta valutando come futuro mainstream è quella delle pompe di calore elettriche. Uniche in grado di garantire l'abbattimento del 25-50% dell'impatto rispetto alle più evolute caldaie a gas. Ma che potranno trovare un minimo spiraglio solo se inserite in un contesto governato da pompe elettriche. La bozza di revisione del Regolamento 813/2013, il cosiddetto Ecodesign, non sembra garantire altre prospettive.
Si preannuncia una "stangata" per gli italiani e il nuovo rischio di una forte pressione industriale dopo la direttiva sull'efficienza energetica e quella dell'automobile? Il costo medio di una caldaia elettrica si è aggirato sui 2-3mila euro nel 2022 stando ai principali modelli diffusi sul mercato. Proiettarlo sulla sostituzione delle 19 milioni di caldaie a gas esistenti in Italia tra il 2024 e il 2029 vorrebbe dire pensare a una spesa tra i 38 e i 57 miliardi di euro per i cittadini italiani. Una svolta capace di imporre necessità industriali tutt'altro che secondarie. E che potrebbero chiamare importanti incentivi statali a dover esser messi in campo.
Secondo Assotermica – l’associazione dei costruttori italiani di apparecchi e componenti per impianti termici - la revisione può colpire un'eccellenza industriale italiana: favorendo l'elettrico, si rischia di violare la neutralità tecnologica. "È necessario puntare a un approccio multi-tecnologico, attraverso la commercializzazione e l’utilizzo di diversi apparecchi ad alta efficienza in grado di coesistere tra loro, come le caldaie a condensazione, le pompe di calore e le caldaie a biocombustibili e idrogeno, sia in blend al 20%, che “full hydrogen” al 100%.", ha dichiarato scrivendo su Rivista Energia il presidente di Assotermica, Alberto Montanini.
Quanto visto su auto e casa sembra, su un altro settore, riproporsi. E torna in campo l'eterno dilemma tra necessità della transizione e pragmatismo industriale e sociale. Vero punto di caduta per l'efficacia di una transizione voluta da molti ma da costruire senza strappi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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