I punti chiave
La ribellione di Evgeniy Prigozhin in Russia ha aperto una fase di ulteriore discesa del rublo, divisa messa sotto pressione dal calo di fiducia nel Paese guidato da Vladimir Putin dopo i fatti del 24 giugno. Giovedì 22 giugno per comprare un dollaro ci volevano 80,98 rubli, mentre oggi il cambio, due settimane dopo, è 92,75 a 1: un calo di valore del 12,7% analogo nella dimensione a quello verificatosi nei confronti dell'euro. Nei confronti della moneta europea il rublo ha perso in due settimane l'11,95% di valore passando da un cambio di 88,73 per un euro a superare la soglia psicologica del 100 a 1. Oggi per acquistare un euro servono 100,77 rubli. In entrambi i casi il cambio è ai massimi da oltre quindici mesi, quando la rendita energetica consolidata e le politiche anti-crisi di Elvira Nabiullina e della Banca centrale russa a difesa del cambio avevano consentito a Mosca di tutelare la sua divisa.
Cos'ha causato la crisi del rublo
Già nei mesi scorsi le strette occidentali sui movimenti di capitale, le sanzioni crescenti e il disinvestimento occidentale hanno causato fasi di altalena. Ma un'accelerazione così brutale nel deprezzamento della moneta russa non ha precedenti dopo l'iniziale shock seguito di poco all'invasione dell'Ucraina, che portò a terra il rublo tra febbraio e marzo 2022.
Non c'è un evento macroeconomico chiaro associato alla rivolta di Prigozhin che può essere indicato come motore della brusca correzione sul rublo. Bloomberg riporta che non c'è stata alcuna accelerazione, ad esempio, della fuga di capitali russi dalle banche della Federazione, che da inizio guerra a oggi ha portato all'estero oltre 43,5 miliardi di dollari di depositi denominati in rubli e detenuti nel Paese da soggetti nazionali. Ma politicamente appare chiaro all'agenzia finanziaria che "Il rublo ha perso il sostegno di cui ha goduto l'anno scorso a causa degli alti prezzi dell'energia e di un tasso di riferimento interno a due cifre" che ha permesso alla rigida austerità valutaria di Nabiullina e dell'establishment liberale di correggere il tiro del deprezzamento.
I rischi per l'economia russa
Oggi il rischio caduta libera non è da escludere. Sui mercati internazionali, la rivolta di Prigozhin ha mostrato le instabilità della Russia e promosso le problematiche di gestione del potere e del sistema istituzionale ed economico. E ha fatto rendere palesi le criticità dovute a un'economia ammaccata per le sanzioni: "il vice governatore della Banca di Russia, Alexei Zabotkin, ha dichiarato che la riduzione delle entrate da esportazione e la bilancia dei pagamenti stanno determinando l'indebolimento del rublo", ha ricordato CtvNews. Insomma, Prigozhin ha mostrato che il re è nudo e che la Russia deve fare i conti con una situazione complessa di gestione del potere. Destinata a ripercuotersi su un sistema economico legato a doppio filo alle istituzioni politiche.
L'economia russa evita la recessione nella sua forma più brutale perché la guerra ha creato una produzione industriale capace di sostituire il calo dei consumi, ma al contempo sconta criticità tali da dover, ad esempio, spingere la Banca centrale cinese a bloccare le fughe di remnibi dal Paese amico per evitare di contribuire al depotenziamento del mercato finanziario russo. Per la Russia la speranza è che, in prospettiva, un'economia con una moneta meno forte posssa far gioco per migliorare la posizione netta del Paese sui mercati e favorire le esportazioni, facendo riprendere la marcia all'uscita di gas e petrolio dal Paese.
In dissenso con la linea Nabiullina che perora un cambio più forte, il mese scorso, il primo vicepremier Andrey Belousov ha parlato di un range tra 80 e 90 rubli per un dollaro come cambio ottimale. Tale soglia è stata, in questa fase, già superata. E il deprezzamento non sembra avere fine.
Sarà difficile per Mosca riprendere le redini della politica valutaria senza appoggiarsi a patroni terzi, come la Cina. La cui entrata in campo per stabilizzare il rublo è, silentemente, già iniziata. Un segno della satellitizzazione di Mosca accelerata anche dai contraccolpi economici della guerra d'Ucraina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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