Ennio Doris, morto oggi all'età di 81 anni, è stato l’imprenditore e il banchiere che, con la sua Mediolanum, ha contribuito a cambiare il modo di fare finanza. Nel 2018 Forbes lo aveva collocato al 17esimo posto tra gli uomini più ricchi d’Italia.
Ennio Doris, il lungo viaggio dalla povertà al mondo della finanza
Doris, nasce a Tombolo, in provincia di Padova, nel 1940 in una famiglia di agricoltori. Da bambino nutriva il desiderio di diventare venditore di bestiame ma a 10 anni contrae una brutta nefrite che lo costringe a dedicarsi allo studio. Si diploma quindi in ragioneria e, poi, lavora per 8 anni come venditore porta a porta per la Banca Antoniana di Padova e Trieste (oggi Antonveneta). In seguito viene nominato direttore generale in un’azienda manifatturiera ma nel ’71 passa al settore della consulenza finanziaria lavorando a provvigione prima in Fideuram e poi in Dival dove, nel giro di dieci anni, ottiene la carica di divisional manager con 700 persone alle sue dipendenze. È in questo periodo che gli viene in mente di creare un’impresa che sia capace di offrire al cliente una consulenza finanziaria “globale” su titoli, polizze assicurative e fondi comuni. Tutto nasce da un incontro con un falegname che stacca a Doris un assegno da 10 milioni di lire e, mostrandogli i calli delle mani, gli dice: “Si ricordi che io sono una persona che non può permettersi di ammalarsi, altrimenti la mia famiglia non vive. Quindi se lei gestirà bene i 10 milioni tra 15 anni potrò avere una somma che mi consentirà di ammalarmi”. “Quella stessa sera mi ha permesso di comprendere cosa avrei voluto fare. Mi sono detto: voglio avere successo perché sono utile alle persone, non perché sono bravo. Voglio sedermi come un medico di fronte al paziente, esaminare i suoi problemi e dargli ciò che gli serve. Quindi devo avere a disposizione tutti i farmaci del mio settore: quelli della banca, quelli dell’assicurazione e quelli della finanza”, racconterà Ennio Doris in un’intervista a Panorama.
La svolta negli anni '80: l'incontro con Berlusconi
Nel 1981 arriva la svolta. Doris legge sul mensile Capital un’intervista a Silvio Berlusconi, patron di Canale 5, che dice: “Se qualcuno ha un’idea e vuole diventare imprenditore, mi venga a trovare. Non vada da Agnelli o De Benedetti perché tanto non lo riceveranno. Io sì. E se l’idea è buona, la realizziamo insieme”. Casualmente poco tempo dopo i due si incontrano a Portofino e Doris espone al Cavaliere la sua idea di creare una banca che risolva “tutti i problemi del cliente e della sua famiglia”, la family banker, ossia una banca familiare perché“il cliente – dirà- non ha bisogno di sapere solo come investire il denaro ma ha tante esigenze che sono legate alla sua sicurezza finanziaria”. Doris racconta che, una volta ottenuto un appuntamento ad Arcore, mostrò i suoi risultati ottenuti con la Dival e disse al Cavaliere che “si poteva fare molto di più con un istituto, che oltre i fondi, vendesse anche le assicurazioni. Come accadeva all'estero. E inoltre – aggiunge a Panorama - gli spiegai che questa rete commerciale avrebbe anche potuto piazzare gli immobili che a quel tempo Berlusconi costruiva, a Milano2, a Milano3 ...” Il progetto piace a Berlusconi che, tramite Fininvest, entra in affari al 50% (solo a partire dal 2013 la partecipazione scenderà al 36%)con la nuova società di Doris, la Programma Italia che nel 1995 prende il nome di Mediolanum spa. L’anno seguente arriva la quotazione in borsa e nel ’97 nasce Banca Mediolanum, la prima banca che sfrutterà le potenzialità offerte da internet per l’home banking e il trading online. Dal 1999 Doris diventa il testimonial pubblicitario della Banca e l’anno successivo Mediolanum acquisisce la spagnola Finbanc e col 2% entra in Mediobanca. Lo slogan “una banca intorno a te” entra nelle case degli italiani e nel 2002 Doris viene nominato Cavaliere del Lavoro.
La crisi finanziaria del 2008 e il passaggio del testimone col figlio
Nel 2008, dopo la grave crisi finanziaria, Doris capisce che deve intervenire. “In quel momento stavamo cercando di far capire al mercato che non eravamo una banca come le altre. Quella di Lehman Brothers era l’occasione per dimostrare che eravamo diversi, ma per esserlo bisognava mettersi le mani in tasca”, spiega Doris che decide di rimborsare i suoi clienti. Come fare? “Sono andato dal mio socio Silvio Berlusconi e gli ho detto: dobbiamo aiutare i nostri clienti. Però se la banca impiega 160 milioni utilizza quasi tutti gli utili e gli azionisti di minoranza avrebbero qualcosa da dire, perché noi per solidarietà possiamo spendere l’1, il 2, il 3% ma non certo il 90%. Dobbiamo pagare noi: il 40% era già a carico della mia famiglia e il 36% di Fininvest. Berlusconi mi ha detto sì subito, paghiamo noi il 100%”, spiegherà il banchiere di Tombolo. “Questo è lo spirito con cui abbiamo agito anche in altre occasioni. Per esempio - racconterà ancora - quando c’è stato il terremoto nel centro Italia, siamo stati subito presenti con risarcimenti danni a fondo perduto, distribuzione dei bancomat smarriti durante la catastrofe, sospensione dei pagamenti delle rate del mutuo e annullamento degli interessi”. Nel 2014 sarà il figlio Massimo a prendere il suo posto alla guida dell’azienda e anche negli spot pubblicitari. Di lui il padre ebbe sempre una grande stima:“È istintivo ed è convinto che ogni problema nasconda un’opportunità. Questo lo ha imparato da me. Poi però è bravo anche a passare all’attuazione pratica”. E ancora: “Di fronte a qualsiasi difficoltà io so che c’è Massimo che sa come fare. È la cosa che apprezzo di più anche perché colma una mia lacuna”. Una stima sempre ricambiata dal figlio che di Ennio disse: “È geniale, vede sempre prima degli altri e non si può copiare.
Però ha una caratteristica che invece si può emulare. Succede qualcosa: non perde più di tre, quattro secondi a lamentarsi del problema. Si mette subito a cercare la soluzione e dieci secondi dopo ha già tentato di capire come volgere la situazione a suo favore”.
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