Agcm indaga su Armani e Dior. "Ipotesi del tutto infondate"

Secca reazione delle due maison all'avvio del dossier Antitrust. Due pesi e due misure

Agcm indaga su Armani e Dior. "Ipotesi del tutto infondate"
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Ferma condanna degli «atti scorretti» che contraddicono «i valori dell'azienda» e piena disponibilità a collaborare «con l'amministratore giudiziario designato e con gli organi giudiziari italiani». È quanto ha fatto sapere la Maison Dior, dopo l'apertura di un'istruttoria da parte dell'Antitrust (in foto il presidente Roberto Rustichelli) nei confronti delle controllate italiane (Christian Dior Couture Sa, Christian Dior Italia srl e Manufactures Dior srl) e di due società del gruppo Armani (Giorgio Armani spa e G.A. Operations spa). L'indagine deriva dal mancato rispetto delle normative in materia di retribuzione e condizioni di sicurezza da parte dei subappaltatori. Circostanza che ha determinato l'amministrazione giudiziaria sia per G.A. Operations che per Manufactures Dior. L'Antitrust, però, non si occupa degli eventuali risvolti penali, ma delle «dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale» non corrispondenti alla realtà che potrebbero integrare una violazione al Codice del Consumo.

Un'azione che nasce dalla denuncia del Codacons e che fa sorgere più di un dubbio. Perché l'Authority è stata così sollecita nei confronti di un alfiere del made in Italy e di una società che, seppur controllata dal gruppo Lvmh, in Italia occupa 4mila persone e valorizza le eccellenze del nostro artigianato? Viene da chiedere perché simili istruttorie non vengano aperte in ambito agroalimentare nei confronti di grandi gruppi che si autoproclamano alfieri del made in Italy pur non utilizzando materie prime italiane, circostanze per cui altre authority antitrust le mettono nel mirino. Anche nell'ambito delle telecomunicazioni non mancano i casi da esaminare. E, purtuttavia, questa volta la denuncia dei consumatori pare aver trovato una «corsia preferenziale» considerato che il commissariamento della controllata Armani è di aprile e quello della sussidiaria di Dior del mese scorso.

Il gruppo Armani ha definito «infondate le ipotesi delineate» dichiarandosi fiducioso «che gli accertamenti avranno esito positivo». Fondamentalmente, il rispetto dei principi Esg garantito da Giorgio Armani nei confronti degli appaltanti non trova preciso riscontro nell'universo dei subappalti su cui la capogruppo, però, non ha controllo. L'amministrazione giudiziaria è un provvedimento cautelare «finalizzato alla riqualificazione degli assetti interni», proprio per prevenire il ripetersi di simili situazioni. Ecco perché Armani ha precisato che «le società interessate assicurano piena collaborazione con l'Autorità.

Stesso orientamento di Dior che ha precisato come le società coinvolte siano incaricate dell'assemblaggio parziale della pelletteria maschile», smentendo le ricostruzioni di stampa secondo cui si sarebbe trattato di borse femminili su cui i margini sarebbero elevatissimi a discapito della giusta remunerazione dei lavoratori. Un subappalto, come detto, non è semplice da controllare, ma da questo non si può presumere una qualsiasi colpevolezza senza ascoltare le parti e solo sulla base di pregiudizi.

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