Scatta la raffica di controlli: l'autocertificazione nel mirino

Scoperte diverse anomalie nell'utilizzo dei fondi previsti dal governo attraverso i ristori. In campo la Guardia di Finanza

Scatta la raffica di controlli: l'autocertificazione nel mirino

Con l'obiettivo di evitare frodi sul bilancio pubblico, la Guardia di finanza sta controllando scrupolosamente i dati sulle partite Iva, la situazione reddituale, l'assenza dello stato di liquidazione o fallimento delle imprese che hanno richiesto le autocertificazioni e l'adempimento degli obblighi retributivi.

Controlli che si sono resi necessari soprattutto dopo che sono state riscontrate numerose anomalie nelle autocertificazioni, il documento previsto dal Dpr 445/2000 che permette di ottenere e accedere agli aiuti per le attività colpite dalle difficoltà finanziarie causate dalla pandemia.

Tutto incomincia dalle Sos, vale a dire le Segnalazioni per operazioni sospette, che sarebbero i documenti con cui professionisti, poste e banche, più generalmente i soggetti obbligati, segnalano all'Uif di Bankitalia anomalie nelle autocertificazioni.

Secondo quando scrive il Sole 24 Ore, stando ai dati disponibili queste presunte speculazioni, successive alla pandemia, varrebbero circa 8.3 miliardi di euro. E 6 miliardi sono connessi agli aiuti introdotti dai governi attraverso i ristori, strumento utilizzato per garantire liquidità alle imprese italiane.

Cosa farà la Guardia di finanza

Queste cifre hanno fatto aumentare notevolmente i controlli della Guardia di finanza. Addirittura, come scritto nell'atto di indirizzo del Mef 2021-2023, quest'ultima dovrà condurre "la propria azione alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni illeciti". In primis contro evasione fiscale e riciclaggio ma anche contro le frodi sugli aiuti introdotti per l'emergenza Covid.

Osservando e leggendo le indicazioni del III Reparto operazioni del Comando generale, inviate alle articolazioni territoriali del Corpo, si può immaginare il perimetro entro cui questa si muoverà per svolgere gli accertamenti.

Si riscontra facilmente una tendenza di questi per far fronte all'aumento dei "reati connessi alla pandemia" i quali hanno "creato nuove fonti di proventi per attori degli illeciti, siano essi singoli che grandi organizzazioni". Con questo tipo di operazioni oltre al recupero delle risorse sottratte ai bilanci pubblici si cerca anche di "arginare la diffusione della illegalità e dell'abusivismo nel sistema economico".

A denunciare la presenza di condotte anomale nel processo di erogazione dei finanziamenti agevolati è stato l'Uif, l'Unità di informazione finanziaria. Così dalla valutazione delle Sos si arriva alle autocertificazioni, il controllo di quest'ultime riguarda la richiesta di accesso ai contributi. Questi si ottengono attraverso il compilazione dell'autocertificazione prevista dal Dpr 445/2000. I soggetti si auto dichiarano in possesso dei requisiti necessari per il finanziamento pubblico.

Seppur il documento nasce con le migliori intenzioni, ossia garantire celerità e abbreviare non di poco l'assegnazione degli aiuti, il problema sorge, come nella sua relazione annuale fa notare l'Uif, quando avvengono i controlli. "L'istituto erogatore - infatti - non è tenuto a controllare la veridicità delle informazioni fornite", ciò significa che spesso questo aiuto è diventato uno strumento per dare vita a "comportamenti fraudolenti dei richiedenti". I mezzi utilizzati sono dati e documenti falsificati o alterati.

A preoccupare non poco è che, sempre secondo quanto dichiara la Uif, solamente il controllo preliminare ha mostrato come numerosi soggetti richiedenti

siano risultati o sotto inchiesta o "in contiguità con ambienti malavitosi". Inoltre, sono state individuate anche numerose informazioni definite "incerte" sulla destinazione finale dei fondi.

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