Occhi puntati su Parigi per capire le sorti dell’aumento di capitale da 300 milioni necessario a ridare ossigeno ad Alitalia. Non è infatti scontato che Air France-Klm decida di partecipare all’operazione, che domani dovrà passare al vaglio dell’assemblea dei soci. Un’incertezza che ha spinto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi ad appellarsi ai francesi, esprimendo l’auspicio che partecipino all’aumento "dimostrando lo stesso interesse che dimostrano i privati". Ma anche i soci italiani cominciano a tentennare: Intesa SanPaolo, che detiene l’8,85% della compagnia, mette infatti in chiaro di non essere azionista "di lungo termine". "L'Italia non può fare la Cenerentola, è un pilastro fondamentale di questa alleanza con Air France-Klm", ha avvertito Lupi spiegando che, se Roma non sarà alla pari di Parigi e Amsterdam, l'esecutivo individuerà "altre alleanze internazionali".
Secondo indiscrezioni, l'adesione di Air France all’aumento di capitale sarebbe tutt'altro che sicura. Dopo il "no" del 26 settembre il "sì" di venerdì all’aumento espresso dai consiglieri francesi in consiglio di amministrazione non implicherebbe, infatti, l’effettiva sottoscrizione. I francesi, che a febbraio hanno già versato 38 milioni per il prestito ponte ribadiscono da tempo che il loro aiuto è vincolato a "condizioni rigide", tra cui la riduzione del debito (superiore al miliardo) e un nuovo piano industriale. Oltre a chiedere garanzie sul nuovo management. Una fonte vicina all’azienda ha spiegato a Le Monde che Air France-Klm chiede in particolare che l’ad Gabriele Del Torchio "cambi strategia, che rinunci ad aprire delle nuove linee e ad acquistare degli aerei». E queste condizioni, sempre secondo Le Monde, «sembra che stiano per essere soddisfatte". Ancora oggi Lupi si è augurato che Air France faccia l’aumento di capitale. "Se non lo dovesse fare - ha avvertito il ministro delle Infrastrutture - passa nella composizione sociale verso il 10-11% quindi non può più esercitare i vincoli del patto parasociale". Per quanto il governo non sia un imprenditore privato, il governo cercherà prima con Air France, poi con altri partner internazionali di rilanciare un settore che ritiene essere strategico. Lupi ha, quindi, ribadito che le parole chiave dell'operazione devono essere: discontinuità, un nuovo piano industriale, salvaguardia e difesa dell’occupazione. "Queste sono le questioni su cui il governo ha lavorato e su cui sta lavorando", ha concluso Lupi sottolineando, al tempo stesso, che all’azienda spetta il compito di "risanare" con un nuovo piano industriale e con sinergie industriali.
I francesi, con il 25% di Alitalia, dovrebbero sottoscrivere 75 milioni. Se non partecipassero all’aumento (con una conseguente diluizione della quota), considerato che Poste Italiane e le banche Intesa SanPaolo e Unicredit hanno accettato di garantire l’inoptato fino a 175 milioni, ai soci italiani resterebbero da versare complessivamente altri 125 milioni. Una prima conta si potrà fare domani in assemblea, quando i soci saranno chiamati a votare la manovra da complessivi 500 milioni. Indipendentemente dal voto in assemblea, però, i soci avranno poi un mese di tempo (fino al 14 novembre) per decidere se e per quale ammontare partecipare all’aumento. Fonti vicine all’operazione fanno comunque sapere che l’aumento di capitale Š stato strutturata in modo tale da garantirne la riuscita con o senza l’apporto del socio francese. Secondo le stesse fonti, naturalmente è auspicabile che anche Air France insieme a tutti i soci vi partecipi. Ma dagli azionisti cominciano ad arrivare segnali di disimpegno. Oggi uno dei maggiori, Intesa SanPaolo, ha messo in chiaro di non essere azionista di lungo termine e di essere "orientato nel medio termine a passare il bastione di comando". Dal presidente del consiglio di gestione della banca, Gian Maria Gros Pietro arriva anche un monito al management, intorno al quale si fanno sempre più insistenti le voci di un possibile passo indietro di Colaninno. "Aspettiamo di sentire quello che dice Air France", ha detto chiedendo "trasparenza nella gestione verso gli azionisti e un management professional". Intanto crescono i dubbi sull’operazione Poste.
Critico il leader della Fiom Maurizio Landini, che non vede risolto il problema e chiede «un progetto industriale per Alitalia, quanto per il polo dei trasporti». Mentre si chiama fuori dalla vicenda l’ad di Fs Mauro Moretti, che interpellato sul permanere dell’interesse di Fs per Alitalia ha risposto secco: "Io con Alitalia non c’entro nulla. Chiedete a Sarmi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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