Saipem lancia un nuovo allarme sui conti (profit warning), crolla in Borsa (-30%) e si appella ai soci (Cdp ed Eni) perché mettano mano al portafoglio per evitare il fallimento. Dopo quelli del 2013 e del 2016, quello del 2021 è il terzo profit warning della società di ingegneristica italiana.
Un'infilata di perdite che, al di là di sporadiche e faticose riprese, attestano una sorta di buco nero: quasi 4 miliardi negli ultimi cinque anni.
Eppure la società sembrava aver imboccato una strada nuova, prima con Stefano Cao e poi con l'arrivo ad aprile di Francesco Caio, giunto a San Donato per rilanciare l'azienda e traghettarla verso un nuovo modello: meno petrolio e più green. A tal proposito, solo tre mesi fa, Caio il 28 ottobre aveva presentato il nuovo piano industriale chiarendo che la società non avrebbe avuto bisogno di alcun aumento di capitale e indicando sfidanti obiettivi.
Cosa è successo ai target e alle previsioni del gruppo totalmente rivisti con un cda d'urgenza convocato nel week-end? Saipem spiega che alla base della decisione ci sono l'impennata dei prezzi delle materie prime e numerosi ritardi nelle consegne. La revisione sarebbe stata causata «dal perdurare del contesto della pandemia, dall'aumento, attuale e prospettico, dei costi delle materie prime e della logistica» con «un significativo deterioramento dei margini economici a vita intera di alcuni progetti relativi all'E&C Onshore e all'Offshore wind». Tra le criticità, quindi, ci sarebbero sia il business petrolifero sia quello per la transizione energetica nonché il passaggio da un modello all'altro.
Non solo però. Dopo l'utile ritrovato a fatica a fine 2019 per Saipem a causa del Covid, è iniziata una lunga serie di trimestri in rosso, dovuta al calo e al rallentamento delle commesse. Tra queste, figura anche il blocco registrato in Mozambico, progetto del valore di 4 miliardi annunciato ad aprile. Secondo indiscrezioni, però, sembrerebbe che ci siano anche altre criticità che spiegherebbero l'improvviso precipitare della situazione (perdite per oltre un terzo del capitale). «Alcuni contratti - spiega una fonte finanziaria -potrebbero aver causato un cortocircuito dei conti per la mancanza di clausole di protezione legate al rialzo dei prezzi». Un'ipotesi che, se confermata, potrebbe spiegare l'improvviso e incontrollato dietrofront dopo l'impennata dei prezzi delle materie prime. Numeri alla mano, la società segnala che «l'ebitda adjusted consolidato del secondo semestre 2021 sarà in riduzione di 1 miliardo; in contrazione i ricavi consolidati da 4,5 miliardi a 3,5 miliardi. In miglioramento, invece, la posizione finanziaria netta a fine 2021, 1,5 miliardi da stime di 1,7 miliardi».
Secondo gli analisti, il 2021 si chiuderà con 2 miliardi di perdite (0,9 miliardi solo nell'ultimo trimestre). Dall'aumento di capitale da 3,5 miliardi del 2016, spiega Bestinver, la società ha perso 3,9 miliardi: 1,9 miliardi tra il 2017 e il 2020 e 2 miliardi nel 2021, bruciando così tutta la ricapitalizzazione in cinque anni. Saipem, che sta trattando con le banche perché non chiedano rientri sulle scadenze a breve, ha fatto un appello ai propri grandi azionisti perché avviino una ricapitalizzazione.
Una grana per il governo che tramite Cdp ha il 12,5% di Saipem nonché il 30% (25,9% con Cdp e 4,37% con il Tesoro) di Eni, maggiore azionista della società di Caio con il 30,5%.
Eni ha a bilancio la quota Saipem a 662 milioni contro un valore di mercato sceso a 420 milioni; Cdp nel 2020 la aveva svalutata a 506 milioni, ma oggi la sua quota vale in Borsa 170 milioni. Le trattative sono in corso e al momento gli analisti ipotizzano un'operazione di almeno 1 miliardo.
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