!["Allarme mani forti sul caffè. Prezzo al massimo storico"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/02/12/1707769959-agenzia-fotogramma-fgr3515450.jpg?_=1707769959)
«Una tempesta perfetta si sta abbattendo sul settore del caffè a livello globale». A lanciare l'allarme è Cristina Scocchia, numero uno di Illycaffè, settimo gruppo mondiale con nove milioni di tazzine vendute solo in Italia ogni giorno. Mai nella sua storia il prezzo di questa materia prima aveva raggiunto 4 dollari alla libbra. E a pagarne le conseguenze è l'intera catena produttiva, dal contadino al consumatore, perché - come racconta Scocchia - «ora il super chicco è preda delle speculazioni e della volatilità». Uno scenario che potrebbe ulteriormente peggiorare con i dazi commerciali minacciati dall'amministrazione americana a guida Trump e che sta imponendo ai produttori come Illy di adottare nuove strategie industriali per resistere.
Scocchia, il prezzo del caffè ha superato record storici, cosa sta succedendo?
«I primi rialzi sono iniziati nel 2022 a causa del cambiamento climatico, con la siccità che ha compromesso parte della produzione, soprattutto in Brasile e Vietnam, poi i problemi legati alla chiusura del Canale di Suez hanno fatto ulteriormente lievitare i costi. Ma ora la situazione totalmente fuori controllo dei prezzi ha un altro padre».
Ha un nome?
«Speculazione. Il fatto che il caffè sia una soft commodity, ha generato una bolla finanziaria sui prezzi che ora è completamente fuori controllo. A dimostrazione di ciò, in questo momento le tonnellate di caffè prodotto non sono inferiori alla domanda».
La situazione ricorda molto quello che è accaduto con la crisi del gas, si può mediare in qualche modo tra mercati diversi?
«No, i prezzi sono quelli determinati dalla piazza di New York su questa commodity e non si può fare molto. Illy si approvvigiona in ben nove Paesi, nonostante ciò lo scenario non cambia».
Può dettagliare i prezzi e, a cascata, le sue previsioni sugli aumenti per il consumatore?
«Tra il 2015 e il 2021 il caffè costava 1-1,3 dollari ora siamo a 4 dollari, per le aziende si tratta di costi quadruplicati, e per il consumatore di una spesa in più visto che la tazzina in 3 anni è cresciuta del 15 per cento. Di questo passo andiamo dritti verso una tazzina che da 1,2 euro medi passerà entro breve tempo a 2 euro. Noi di Illy, dopo aver tenuto i prezzi stabili per tutto il 2024 riducendo i margini nel 2025, abbiamo dovuto iniziare a ritoccare i prezzi, per ora del 4 per cento».
C'è un modo per correre ai rapidamente ai ripari?
«I produttori potrebbero integrarsi verticalmente con piantagioni di proprietà, ma è un discorso complesso. Gestire una piantagione di caffè verde è diverso dal produrre e lavorare il caffè».
Fare massa critica serve?
«Penso che le piccole aziende già in difficoltà a stare su questo mercato dovranno necessariamente fondersi. Per dimensione e forza, però, non è il nostro caso».
In tutto questo, che peso avrebbero eventuali dazi sul mercato e su Illy?
«Si tratta di un ulteriore motivo di preoccupazione che rende ancora più perfetta questa tempesta. Come Illy stiamo valutando di andare a produrre anche negli Stati Uniti, esclusivamente per il mercato americano».
D'altra parte vi tocca , quello americano è il vostro secondo mercato.
«Esattamente, là realizziamo un quinto del fatturato che vorremmo far crescere ulteriormente. Il primo mercato resta però l'Italia dove, a Trieste, abbiamo il cuore produttivo, e dove finora abbiamo investito 120 milioni di euro. Non solo, tra il 2024 e il 2025 avremo assunto 80 nuovi dipendenti. Anche la Cina, sebbene attualmente un mercato di nicchia per il caffè, è nel nostro mirino: lì siamo presenti con una filiale e stiamo lavorando per costruire una partnership forte con un distributore locale».
A marzo darete i numeri del 2024, quali notizie ci dobbiamo aspettare?
«Notizie molto buone, la crescita è distribuita su tutti i canali (grande distribuzione organizzata, bar, hotel e ristoranti) e nei diversi mercati in cui operiamo, in primis Spagna e Usa. Dopo un 2023 con ricavi a quota 595 milioni di con un incremento del 5,7%, il 2024 è atteso in crescita in linea con l'anno prima».
I progetti di quotazione in Borsa entro il 2026 restano sul
tavolo?«Sì, il progetto rimane sul tavolo, ma ovviamente i tempi cambiano, non ci quoteremo in questo contesto. Le quotazioni sono valutabili quando la situazione del mercato è stabile e favorevole a questo grande passo».
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