Altro che crescita, S&P sbugiarda Letta: "Riforme per fermare il debito"

In occasione del semestre di presidenza a Bruxelles, Letta vorrebbe sventolare riforme e crescita. Ma l'agenzia lo stronca: "Debito molto elevato"

Altro che crescita, S&P sbugiarda Letta: "Riforme per fermare il debito"

Una doccia gelata. Standard & Poor's sbugiarda il premier Enrico Letta e stronca le politiche economiche attuate fino ad oggi dal governo. All'indomani del bilaterale tra Letta e il premier spagnolo Mariano Rajoy, l'agenzia statunitense ha spiegato l'outlook negativo sul rating "BBB" assegnato all’Italia con l’incertezza sulla capacità di tenuta delle attuali tendenze economiche e politiche.

In occasione del semestre di presidenza, a Letta piacerebbe poter dire a Bruxelles che sulle riforme istituzionali mai come ora, negli ultimi trenta anni, si è stati vicini ad un accordo. Il premier intende, infatti, spiegare ai vertici dell'Unione europea che un quadro condiviso di riforme istituzionali sarà il terreno nel quale calare con sufficiente sicurezza un nuovo contratto di coalizione legandolo anche al reshuffling della squadra di governo. "Penso di andare a Bruxelles con un punto molto importante - ha spiegato perciò Letta in conferenza stampa dopo il summit con il premier spagnolo Rajoy - perché sono fiducioso che possa arrivare ad un risultato positivo l’iniziativa che i partiti principali, in particolare il mio, hanno deciso di assumere su legge elettorale e superamento del bicameralismo perfetto. Così si rafforzeranno il governo e l’Italia anche in Europa. Sono io il più felice se su questi due temi si chiuderà". Oggi, però, Standard & Poor's ha spendo tutte le manie di grandezza del presidente del Consiglio. Secondo le stime dell'agenzia, infatti, tra il 2014 e il 2016 il pil dell’Italia crescerà solo dello 0,5%. A limitare la crescita, "nonostante qualche prova di un’inizio di ripresa economica e i minori venti contrari fiscali", sono "la debole domanda di lavoro", "le strette condizioni del credito" e le "condizioni deflazionistiche". "Anche nel 2016 - si legge nel report di Standard & Poor's - il prodotto dell’economia italiana restera quasi del 7% al di sotto dei livelli del 2007".

I punti, che Letta intende esibire in Europa, sono i recenti impegni sulla privatizzazioni e sulla riduzione del costo del lavoro e uno spread tra Btp decennali e Bund tedeschi "sotto controllo". Anche su questi punti Standard & Poor's non concorda affatto con il presidente del Consiglio. A fine 2014 il debito pubblico italiano salirà, infatti, al 134% del pil. "Dal nostro punto di vista, quest’anno decisioni politiche chiave potrebbero avere un rilevante impatto sulla performance economica, e quindi sulle finanze pubbliche - si legge in un rapporto dell’agenzia di rating - se l’attuale coalizione di governo dovesse attuare riforme strutturali a favore della crescita, soprattutto nel mercato del lavoro, il potenziale di crescita dell’Italia potrebbe migliorare". Tutto questo, a detta degli analisti di Standard & Poor's, potrebbe ridurre "la frammentazione del mercato del lavoro italiano e decentralizzare la fissazione dei salari, promuovendo la flessibilità e l’occupazione". Da qui l'invito a migliorare la governance per ridurre il debito.

"Decenni di problemi di governance hanno contribuito all’elevatissimo debito netto dell’Italia", conclude Standard & Poor’s sottolineando l’essenzialità di una riforma elettorale, in quanto il sistema attuale porterebbe a "coalizioni più frammentate e a un’azione politica potenzialmente debole".

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