Appello al governo: "I negozi di arredamento restino aperti anche in zona rossa"

FederlegnoArredo e Federmobili: "Evitare un'ingiustificata disparità di trattamento rispetto ad altre attività di vendita con caratteristiche simili". I presidenti Feltrin e Mamoli: "Permetterci di continuare a lavorare in totale sicurezza sia un bene per il tessuto produttivo del Paese, per le famiglie e anche per le casse dello Stato”

Appello al governo: "I negozi di arredamento restino aperti anche in zona rossa"

Aprire al pubblico anche in zona rossa i negozi di arredamento, è l'appello rivolto al Governo da Claudio Feltrin presidente di FederlegnoArredo e Mauro Mamoli, presidente di Federmobili. “Alla luce di un’Italia ormai prevalentemente rossa, non possiamo esimerci dal sottoporre di nuovo all’attenzione del Governo quella che potremmo definire un’ingiustificata disparità di trattamento prevista per gli esercizi di commercio al dettaglio di mobili rispetto ad altre attività di vendita con caratteristiche del tutto simili, a partire dalle grandi metrature, come ad esempio i concessionari auto - affermano in una nota congiunta -. Chiediamo pertanto che nelle zone rosse ai negozi di mobili sia permessa l’apertura al pubblico almeno nella forma di accesso su appuntamento, garantendo la totale sicurezza e il rispetto delle norme anti Covid”.

“Il settore del legno-arredo è riuscito, grazie alla ritrovata centralità della casa e a misure importanti come il Bonus Mobili, a contenere le perdite dovute alla pandemia e crediamo sia davvero poco lungimirante e inspiegabile interrompere questo trend, impedendo all’ultimo anello della filiera, i rivenditori di mobili appunto, di proseguire la loro attività. Ma non si tratta – spiegano FederlegnoArredo e Federmobili – solo di un’esigenza legittima delle imprese che rappresentiamo, ma di dare il giusto valore ai beni venduti dai nostri associati, divenuti ormai beni essenziali”.

“Mai come ora la casa è stata il centro della vita di ognuno di noi. Consentire di rivedere il layout degli spazi, integrare o modificare gli arredi delle case per rispondere, in primis, alle esigenze della didattica a distanza e allo svolgimento del lavoro agile, come pure ad altre necessità, crediamo sia un modo non solo per fare il bene delle nostre imprese e non gravare sui conti dello Stato, ma soprattutto per soddisfare le necessità dei cittadini”.

"In tale senso – concludono Feltrin e Mamoli - accogliamo con favore l’attenzione al problema anche da parte di alcuni rappresentati politici, attraverso atti parlamentari, non ultimo quello dell’on. Lupi che ha presentato un’interpellanza sul tema.

Ci auguriamo che il governo possa raccogliere il nostro appello, nella convinzione che permetterci di continuare a lavorare, in totale sicurezza, sia un bene per il tessuto produttivo del Paese, per le famiglie e anche per le casse dello Stato”.

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