Un vertice fiune di tre ore che si conclude con un nulla di fatto per l'ex Ilva. Dopo che due giorni fa ArcelorMittal ha detto di voler abbandonare gli stabilimenti italiani soprattutto per la decisione del governo di togliere lo "scudo penale" all'azienda, il governo cerca una exit strategy per salvare i circa 10700 dipendenti del gruppo.
A Palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte ha incontrato insieme a 5 ministri (tra cui Stefano Patuanelli e Roberto Gualtieri) i rappresentanti di Mittal (presidente e ceo Lakshmi Mittal e il chief financial officer Aditya Mittal). Una discussione lunga, ma soprattutto "molto preoccupata e responsabile" al termine del quale - però - l'azienda ha chiesto 5mila esuberi "per assicurare la continuità aziendale".
Sul tavolo non ci sarebbe invece lo scudo penale che pure il governo ora sarebbe pronto a reintrodurre. "È emerso chiaramente che non è la vera causa del disimpegno e del recesso", ha detto Conte dopo il vertice, "Lo scudo penale non è il tema, è un falso problema. Il tema è che l'azienda ritiene che con i livelli di produzioni non siano sostenibili gli investimenti e di non poter assicurare gli attuali livelli di occupazione". Dal canto suo il governo ha assicurato ad ArcelorMittal "l'assoluta volontà di rilanciare l'Ilva e Taranto" e ha ribadito che l'esecutivo "ritiene il polo industriale strategico per l'intero Paese".
Sull'ex Ilva è quindi scattato - forse in modo un po' tardivo - "l'allarme rosso". Il premier ha convocato per domani i sindacati a Palazzo Chigi, ma ha ribadito: "Questo Paese non si lascia prendere in giro". E ha dichiarato "inaccettabile" la questione degli esuberi: "Non accettiamo il gioco dell'azienda e la invitiamo a rimeditare le sue iniziative. Non riteniamo accettabile che ci siano iniziative di tutela giudiziaria. Il governo farà tutto quel che è necessario per rilanciare Ilva e Taranto. Non lasceremo soli gli operai. Abbiamo invitato Mittal a prendersi un paio di giorni e farci una proposta per assicurare continuità livelli occupazionali, produttivi e ambientali".
Ma la questione spacca da giorni anche la maggioranza. Secondo quanto si apprende, Pd e Italia viva hanno spinto per una soluzione rapida e insistito sulla strada del decreto. Il premier Conte avrebbe preso 48 ore di tempo e intanto sarebbe stato sondato il Quirinale sulla percorribilità di uno strumento governativo per inserire la norma generale per uno scudo penale per le aziende. A prendere tempo ci sono anche i Cinque Stelle, che da sempre osteggiano questa soluzione. "Il governo è unito e coeso. Purtroppo ci sono atti preoccupanti come l'atto di recesso e in aggiunta un atto di citazione orientati a sciogliere il contratto", ha spiegato il premier che ha aperto alla possibilità dell'immunità, "Nessuna responsabilità sulla decisione dell'azienda può essere attribuita al governo. Il governo è disponibile a lavorare e a tenere aperto un tavolo negoziale".
Anche nel Consiglio dei ministri il Pd avrebbe insistito sulla necessità di trovare una soluzione in tempi brevissimi. "Non è questione di minoranza o maggioranza, è l'intero Paese che deve reggere l'urto di questa sfida, sono assolutamente inutili le polemiche", ha rimarcato. Il timore è che la Lega possa essere decisiva qualora ci fosse la necessità di far passare in Aula un provvedimento che il gruppo al Senato M5s non sembra disposto a votare all'unanimità.
Ma l'azienda tira dritto: ieri ha comunicato ai sindacati territoriali che avrebbe attivato l'articolo 47 e proprio in mattinata è arrivata la lettera formale che dà l'avvio alla procedura di recesso. Si prevede la cessione del ramo d'azienda che coinvolge 10.777 dipendenti, di cui 8.277 a Taranto. Le città coinvolte sono appunto Taranto, Genova, Novi Ligure, Milano, Racconigi, Paderno Dugnano, Legnano e Marghera, oltre a tre altre società che fanno parte del perimetro dell'ex Ilva.
In queste ore sono scesi in campo anche i sindacati.
Ma se Fiom Cgil ha proclamato lo stato di agitazione per tutti gli stabilimenti e la Uilm predica prudenza in attesa degli sviluppi, la Fim Cisl di Marco Bentivogli sin dalla mattinata annuncia uno sciopero di 24 ore che durerà fino alle 15 di domani. I commissari straordinari al momento seguono da lontano la vicenda e, secondo quando si apprende, sarebbe improbabile un loro incontro con i rappresentanti di Jindal, proprietari dell'acciaieria ex Aferpi a Piombino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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