Eni accelera sui biocarburanti e lancia un nuovo eco diesel. Nel bel mezzo delle polemiche legate alla decisione dell'Ue di mettere al bando la produzione di auto a benzina e diesel dal 2035, il Cane a sei zampe tira dritto e lancia il primo diesel di Eni Sustainable Mobility prodotto con 100% di materie prime rinnovabili: «HVOlution». Una rivoluzione verde che non riguarda solo le famiglie, ma anche e soprattutto tutto il comparto delle merci e della logistica. La distribuzione partirà da 50 stazioni di servizio ed entro il mese di marzo triplicherà a quota 150 punti vendita in Italia. Un target che sarà ulteriormente aggiornato al rialzo in occasione della prossima strategy del gruppo in programma dopodomani a Roma.
Importante l'aspetto dei costi: il nuovo carburante costerà infatti solo 10 centesimi in più al litro rispetto al classico diesel. L'alternativa verde (e nemmeno extra costosa) per il settore, dunque, esiste. E non passa necessariamente solo dall'elettrico. HVOlution è di fatto un biocarburante (Hydrotreated Vegetable Oil, olio vegetale idrogenato) che viene prodotto da materie prime di scarto e residui vegetali, e da olii generati da colture non in competizione con la filiera alimentare. A questo tipo di combustibile la società lavora dal 2014 nelle raffinerie di Venezia e Gela, trasformate nel tempo in bio-raffinerie. «HVOlution - sottolinea il gruppo - può contribuire all'immediata decarbonizzazione del settore dei trasporti anche pesanti, tenuto conto delle emissioni allo scarico, perché utilizzabile con le attuali infrastrutture e in tutte le motorizzazioni omologate, di cui mantiene invariate le prestazioni». Eni non fornisce dati sui livelli di CO2 risparmiata, ma secondo le stime di settore su analoghi combustibili dovrebbero garantire un taglio della CO2 compreso tra il 70 e il 95 per cento.
«Il biocarburante puro HVOlution - sottolinea in una nota Stefano Ballista, amministratore delegato di Eni Sustainable Mobility - ha un ruolo fondamentale perché già da oggi può dare un contributo importante alla decarbonizzazione della mobilità, anche del trasporto pesante. E arricchisce l'offerta nelle stazioni di servizio, affiancandosi all'attuale proposta di prodotti low-carbon, come le ricariche elettriche, e di servizi per le persone in mobilità».
Per accelerare su questo business, Eni ha siglato accordi e partnership che permettono di valorizzare gli scarti e i rifiuti in diversi paesi dell'Africa tra i quali Kenya, Mozambico e Congo. Inoltre, sta sviluppando una rete di agri-hub in cui verranno prodotti olii vegetali in grado di crescere in terreni marginali e aree degradate e non in competizione con la filiera alimentare e, al tempo stesso, di creare opportunità di lavoro sul territorio.
Recentemente, dal Kenya è arrivato nella bioraffineria di Gela il primo carico di olio vegetale prodotto nell'agri-hub di Makueni, mentre a Venezia è arrivato il primo carico
di olii di frittura esausti. L'obiettivo è di coprire il 35% dell'approvvigionamento delle bioraffinerie Eni entro il 2025: sono allo studio del gruppo una bioraffineria a Livorno, una in Malesia e un'altra in Louisiana.
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