Banca Popolare di Bari, ecco perché Bruxelles ha le mani legate

Ecco perché l’Italia confida sul fatto che il decreto deciso sul salvataggio della Banca Popolare di Bari possa passare il test europeo

Banca Popolare di Bari, ecco perché Bruxelles ha le mani legate

L’Europa non si sbilancia sul salvataggio della Banca Popolare di Bari (Bpb) ma alcuni indizi fanno ben sperare l’Italia di poter convincere Bruxelles.

È il caso Tercas, cioè l’acquisizione della banca di Teramo da parte della Bpb avvenuta quattro anni fa, che offre a Roma uno spunto di riflessione importante. Già, perché lo scorso marzo la Corte Europea di giustizia ha stroncato la decisione della Commissione Europea, la quale sosteneva che in quell’occasione si fosse verificato un aiuto di Stato. Forte di questo precedente, l’Italia attende di capire quali sviluppi arriveranno dall’Ue.

Come sottolinea l’Huffington Post, le parole rilasciate nel briefing a Palazzo Beerlaymont da Margrethe Vestager, portavoce della commissaria europea alla Concorrenza, sono chiarissime: “Prendiamo nota dell’adozione del decreto, siamo in contatto con l’Italia e restiamo pronti a discutere la disponibilità e le condizioni degli strumenti disponibili nell’ambito delle norme Ue”. In altre parole, l’Italia deve superare l’esame di Bruxelles per sì che il suo piano per salvare la Bpb non venga considerato un aiuto di Stato.

In merito all’azione della Bpb nell’acquisizione di Tercas, Bankitalia ha cercato di fare il punto della situazione sottolineando come il coinvolgimento della Popolare di Bari si possa configurare alla stregua di “un intervento di “salvataggio” volto alla salvaguardia dell’interesse dei depositanti e al rilancio commerciale del gruppo abruzzese”. Nell’approfondimento della Banca d’Italia si ricorda inoltre che le decisioni dell’Unione Europea ritardarono “tempi di integrazione tra la Popolare di Bari e Tercas, con significative conseguenze negative sulla attività di entrambi gli istituti”.

Futuro incerto

Il messaggio implicito lanciato all’Europa è chiaro: guai a ripetere la frittata combinata nel 2015 dalla Commissione Juncker, la quale, a suo tempo, contestò il salvataggio Tercas definendolo un aiuto di Stato (azione, quest’ultima, assolutamente non consentita dall’Antitrust europeo). La Corte del Lussemburgo ha poi bocciato la citata ricostruzione in quanto “spettava alla Commissione disporre d’indizi sufficienti per affermare che tale intervento è stato adottato sotto l’influenza o il controllo effettivo delle autorità pubbliche”. Insomma, nel nostro caso “la Commissione non disponeva d’indizi sufficienti per una siffatta affermazione”.

Perché è fondamentale seguire la vicenda Tercas, il cui ricorso della Commissione Europea è tra l’altro ancora pendente? Il motivo è semplice: nel caso di Tercas l’antitrust europeo contestava all’Italia l’utilizzo dello stesso fondo interbancario usato anche per la Bpb.

Dunque l’esito su Tercas potrebbe influire eccome su quello inerente la Bpb.

In ogni caso, l’Italia confida sul fatto che il decreto sulla Popolare di Bari possa passare il test di Bruxelles, che dal canto suo non intende commettere altri errori grossolani di valutazione.

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