A fine mese i 282mila bancari italiani riceveranno in busta paga la prima parte, pari a 80 euro, dell'aumento stabilito lo scorso 19 dicembre dall'Abi di Antonio Patuelli e dai sindacati con il rinnovo del contratto nazionale insieme a maggiori tutele sulla vendita (a volte allegra) dei prodotti finanziari allo sportello. L'accordo, frutto di un anno di trattative, è stato però da subito pensato come un patto in fieri. Così da inserire nella «matrice» le novità tecnologiche e strategiche con cui dovrà confrontarsi il settore nell'epoca della digitalizzazione e dell'offensiva dei big del web. Una decisione che conferma come sia diffuso il senso di vertigine per il cambiamento in atto.
Il compito di mantenere «aggiornato» il contratto ricade sulla neonata cabina di regia formata dai membri del Casl, il comitato dell'associazione bancaria che segue le trattative su lavoro, e i leader sindacali. Saprà questo organismo decidere, mediando tra le diverse istanze, con una rapidità da Silcon Valley? Va ricordato che già tra le pieghe nel contratto del 2015 aveva fatto capolino una commissione speciale sugli inquadramenti, che non ha prodotto risultati apprezzabili. Questa volta, però, la posta in gioco è molto più alta. Perché Amazon, Google, PayPal, Facebook o Apple hanno tutta l'intenzione di gestire sempre più il denaro e i dati personali dei clienti; senza peraltro indossare la grisaglia, cioè rispettare la trama di regole patrimoniali che nell'ultimo decennio ha indotto il credito a ripetuti aumenti di capitale mentre liberava i bilanci dalle sofferenze lasciate dai prestiti facili del passato. Insomma, i 5.500 esuberi denunciati da Unicredit solo in Italia rischiano di essere la tempesta prima del diluvio che potrebbe pre-pensionare la forza lavoro in eccesso del settore in nome di maggiore efficienza e dividendi per gli azionisti. Il contesto dei tassi zero, di certo, non aiuta gli istituti a macinare profitti.
Nel frattempo la Fabi di Lando Maria Sileoni, la First-Cisl di Riccardo Colombani, la Fisac-Cgil di Giuliano Calcagni, la Uilca di Massimo Masi e la Unisim di Emilio Contrasto hanno ottenuto due risultati difficilmente eguagliabili in una Italia dal pil stagnante: l'eliminazione del salario di ingresso (finora decurtato del 10%) e un aumento a regime di 190 euro per il bancario medio. L'aggravio a livello di sistema è stimabile in 695 milioni, tredicesime comprese. Vedremo se saranno sufficienti per attirare le nuove professionalità di cui necessita il settore: ingegneri, informatici ed esperti di big data in primis.
Nell'epoca del tutto e sempre in rete, il contratto ha per contro regalato ai bancari il diritto alla «disconnessione»: non saranno più costretti a gestire mail e messaggi di lavoro dal divano di casa, una buona notizia per la vita privata, ma che va confrontata con una clientela che compulsa sul cellulare 24 ore su 24 e pretende pari servizi.
In nome della flessibilità spunta invece la «banca del tempo»: gli addetti potranno, con spirito solidale donare ferie e permessi ai colleghi, mettendoli in «cassa comune» da cui poi attingerà chi ha bisogno. L'accordo guarda inoltre ai papà, concedendo sette giorni di permesso retribuito fino al quinto mese del pargolo e più in generale alle famiglie in difficoltà, agevolando il part time c'è un congiunto portatore di handicap o un malato oncologico.
L'intesa vedrà attuata sul campo solo dopo il voto delle
assemblee dei lavoratori, ma per cogliere il nuovo clima a volte basta un indizio: la firma del contratto non è stata annunciata all'alba, così da poter reclamare di aver combattuto anche nottetempo. E anche questa è una novità.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.