Barilla, la class action copre gli acquisti di pasta dal 2018

Per la giudice californiana Ryu sono validi i presupposti per un'azione legale collettiva. La difesa dell'azienda

Uno stabilimento Barilla in Italia
Uno stabilimento Barilla in Italia
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Per Barilla non sarà una passeggiata la difesa dall'accusa di pubblicità ingannevole cui si trova a dover rispondere, ora che la causa a stelle e strisce sul Made in Italy è diventata class action. Secondo il documento di 20 pagine di cui il Giornale ha dato notizia domenica 16 e di cui ora è in possesso, dopo due anni dall'avvio del contenzioso il 28 maggio il giudice Donna M. Ryu ha dato ragione ai querelanti, la coppia di coniugi Matthew Sinatro e Jessica Prost, sulla possibilità di agire in giudizio contro Barilla ritenendo che la loro rivendica legale collettiva abbia senso e sia stata impalcata nel rispetto della legge.

Tutto risale al 2022 quando Sinatro e Prost contestano una parte dell'etichettatura della pasta Barilla («il marchio di pasta n.1 in Italia») ritenendo che così formulato inganni i consumatori sulla reale origine della pasta, che è invece prodotto in Iowa. Alla base del ragionamento anche il fatto che il consumatore americano è disposto a pagare un sovrapprezzo per alimenti autenticamente italiani e che la pasta italiana è uno dei prodotti più ricercati a livello globale: il grano duro italiano è del resto tra le varietà più pregiate. Secondo l'accusa, l'azienda di Parma avrebbe qualificato in modo fuorviante i suoi prodotti allo scopo di indurre deliberatamente i consumatori a pensare che i loro alimenti sono preparati in Italia con ingredienti italiani. «Non avremmo mai acquistato la pasta Barilla se avessimo saputo che non era prodotta in Italia, motivo per cui abbiamo deciso di trascinare in tribunale la società», hanno dichiarato i querelanti. Un'accusa finora limitata alla loro azione, ma che adesso rischia di allargarsi a macchia d'olio. E l'innesco è dato proprio dal fatto che la Corte distrettuale Usa per il Nord della California ha legittimato la class action aprendola a tutti coloro che hanno acquistato pasta Barilla tra il 2018 e il 2022 e che ritengono di essere stati ingannati. La class action è uno strumento giuridico molto diffuso in Amercia che, di fatto, permette un'azione legale attraverso un ridotto numero di persone che agisce in giudizio in nome proprio e in rappresentanza di molti altri soggetti che non partecipano al processo, ma condividono lo stesso tipo di danno e dunque di richieste. Per il colosso italiano non si tratta di una novità. L'anno scorso Barilla ha affrontato un'azione legale collettiva per aver etichettato («erroneamente», così si è poi difesa) i suoi sughi per pasta con la dicitura «senza conservanti» anche se contenevano acido citrico. Naturalmente la class action in California rischia di avere un impatto molto più pesante sul gruppo. Nel 2022 la società ribadì di essere «impegnata a difendersi con vigore da affermazioni che riteniamo senza fondamento, dato che sulle confezioni di pasta Barilla prodotte negli Usa è chiaramente riportata l'indicazione made in the U.S.A. with U.S.A. and imported ingredients». Sicchè Barilla non nega che tutta la sua pasta venduta in Usa sia prodotta negli stabilimenti di Ames in Iowa, e di Avon, nello Stato di New York.

Evidentemente ciò non è bastato a convincere la giudice Ryu della sua buona fede. Così la saga processuale ora prende il largo sostenuta dalla possibilità che nuovi querelanti si affaccino nelle aule dei tribunali americani.

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