Il cambio di strategia imposto da Andrea Orcel (in foto) a Unicredit, dopo la revisione della prima linea manageriale e la creazione di Unicredit Italia come «geografia autonoma e dotata di pieni poteri», passa anche dal rilancio del patrimonio artistico della banca.
Nei caveaux della banca erano custodite oltre 60mila opere antiche, impressioniste, moderne, del dopoguerra, contemporanee oltre a una collezione di 4mila foto, distribuite tra Italia, Austria e Germania che il predecessore di Orcel, Jean Pierre Mustier aveva deciso di mettere in vendita nel febbraio 2019 per finanziare il programma Art4Future e iniziative di social impact. Le raccolte approdate a Unicredit da vari patrimoni culturali acquisiti dal gruppo nel corso degli anni (ed esposte in parte nella mostra «La Grande Magia» a Bologna nel 2014), avevano già iniziato a prendere la direzione di Christie's a settembre 2019 per essere messe in asta. Alcune sono state vendute, cinque per 15 milioni di euro persino a Intesa Sanpaolo, almeno secondo la stampa specializzata. Ieri la svolta, a suo modo, epocale. Unicredit ha annunciato l'interruzione del progetto Art4Future e la promozione di iniziative volte a garantire l'accessibilità delle raccolte al grande pubblico. «Unicredit è un gruppo paneuropeo con un'anima italiana. Arte e cultura sono il fulcro della storia e del patrimonio di questo Paese, nonché elementi fondamentali da cui ripartire per costruire il futuro», ha dichiarato Orcel per poi aggiungere: «Per questo, Unicredit ha deciso di interrompere ogni ulteriore vendita delle proprie opere d'arte e di promuovere una serie di attività con una forte impronta innovativa a sostegno dell'arte e della cultura». Tra le iniziative in programma l'accesso digitale alla raccolta, programmi educativi per ragazzi in collaborazione con Unicredit Foundation e una mostra itinerante. Intervenendo sul tema, il ministro della Cultura Dario Franceschini ha parlato di una «ottima notizia».
Ma il mercato si chiede se questa ulteriore mossa nel rafforzamento della identità italiana di Unicredit possa in qualche modo preludere a un M&A tricolore, magari salvando proprio Mps. Malgrado lo stesso Orcel abbia finora sempre raffreddato gli entusiasmi.
Il Tesoro, azionista al 64% di Rocca Salimbeni, starebbe comunque eliminando uno a uno gli ostacoli sulla strada delle nozze tanto che, dopo l'accordo tra la banca senese e la sua Fondazione, si vocifera di un piano esuberi da 5-6mila persone oltreché di una proroga degli incentivi fiscali (Dta) così da accasare Mps entro fine anno. Maggiori indicazioni sulle strategie di Unicredit potrebbero emergere dalla conference call il 30 luglio in seguito alla trimestrale.
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