Blitz di Leonardo, nasce un'azienda europea

Per i francesi quella fra Luxottica e Essalor è un achat, un'acquisizione

Blitz di Leonardo, nasce un'azienda europea

Per i francesi quella fra Luxottica e Essalor è un achat, un'acquisizione. Nel senso che Essalor si è portata a casa gli occhiali di Leonardo Del Vecchio. Già ieri sulla stampa transalpina, si brindava al colpaccio: Le Monde non ha dubbi, è Essilor a comprare Luxottica dal momento che il gruppo lancerà un'offerta pubblica di scambio sulla società italiana di occhialeria e non il contrario. Insomma, si legge sul sito dello storico quotidiano pariginO, «nascerà una società di diritto francese, quotata nella capitale e con sede a Chareton, nella Val de Marnè». Le Monde sottolinea anche che monsieur Del Vecchio «è francofono e passa una parte dell'anno a Beaulieu, nelle Alpi Marittime. In più detiene già asset Oltralpe come la Fonciere des Regions». Stessa musica anche su Les Echos che parla di acquisto e punta l'indice sulla figura di Del Vecchio «simbolo del capitalismo italiano e dei suoi problemi», come la difficoltà a trovare un delfino che porti avanti l'azienda creata nel 1961 e le dispute familiari.

Ma così l'imprenditore di Agordo, classe 1935, trasforma la necessità in virtù. Ovvero risolve la questione del passaggio generazionale fra figli numerosi e in passato litigiosi. Quindi sia Parigi sia Del Vecchio alzano i calici. Dando vita a un gigante europeo. «A' notre santé»? Mica tanto. Perché le azioni Luxottica se ne andranno dopo diciassette anni da Piazza Affari, portando via circa 24 miliardi di euro di capitalizzazione al listino milanese. Chi comanderà? La cassaforte di Del Vecchio, Delfin, avrà in mano una quota tra il 31% e il 38% della nuova EssilorLuxottica ma i diritti di voto saranno bloccati al 31%, meno di un terzo del capitale. E la proprietà della holding Delfin è suddivisa tra Del Vecchio e i suoi sei figli, nati da tre unioni differenti. Eredi che non condividono la stessa linea gestionale e operativa. Non solo. Il nuovo colosso dell'occhialeria avrà due timonieri, uno italiano (Del Vecchio) e uno francese (l'attuale ad della società francese, il sessantunenne Hubert Sagnières). Del Vecchio sarà presidente esecutivo ma affiancato dal capo di Essilor (vice presidente esecutivo con gli stessi poteri di Del Vecchio). E ancora: in cda, su sedici poltrone otto andranno agli italiani e otto ai cugini d'Oltralpe. Ciò significa, che qualsiasi decisione strategica dovrà piacere anche ai francesi.

Sempre loro: i francesi. Perché l'operazione decisa di Luxottica arriva proprio mentre si allunga l'elenco di big dell'industria tricolore finite all'ombra della Tour Eiffel. La battaglia fra Vivendi e Mediaset nonché le vicende che riguardano Vincent Bolloré, le cui partecipazioni (Mediobanca, Telecom e lo stesso gruppo del Biscione) valgono circa 4,2 miliardi, ma anche la maxi acquisizione di Pioneer da parte di Amundi (operazione da 3,5 miliardi) sono solo gli ultimi capitoli di una campagna acquisti che contava già l'acquisto di Lactalis da parte di Parmalat , quello di Edison da parte di Edf, le banche Bnl e Cariparma finite in mano a Bnp Paribas e Credit Agricole. Senza dimenticare i nomi del lusso come Bulgari e Loro Piana finite in mano al colosso Lvmh. Il controvalore delle quote in mano a investitori transalpini oggi è di 34,5 miliardi.

Ovvero il 7% della capitalizzazione di Piazza Affari e il 17% del totale delle partecipazioni estere. Calcolando invece il valore delle partecipazioni di soggetti italiani nel listino francese, si arriva a 18,7 miliardi. Una briciola - lo 0,97% - della capitalizzazione della Borsa di Parigi.

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