Riflettori puntati sulla trimestrale di Bper, la prima dall'integrazione delle 587 filiali di Ubi, mentre il mercato guarda già avanti, alle prossime mosse del gruppo modenese sullo scacchiere del credito italiano.
«Il trimestre appena concluso ha rappresentato una fase fondamentale nella strategia di crescita di Bper. L'acquisizione ha consentito al gruppo di compiere un significativo salto dimensionale in termini di volumi, quote di mercato e clienti. Oggi siamo il terzo gruppo bancario italiano per raccolta» ha commentato Pietro Montani, neo ad voluto da Unipol (a cui fa capo il 19% del capitale della banca) e subentrato, meno di un mese fa, alla guida del gruppo al posto di Alessandro Vandelli.
«Alcuni benefici attesi sono già visibili nei risultati, come l'ulteriore riduzione del rapporto dei crediti dubbi sul totale dei crediti (al 5,9% lordo) pur con un'elevata posizione di capitale (Cet1 ratio al 13,4%)» ha poi aggiunto il manager ricordando l'utile trimestrale di 400 milioni e i proventi pari a 757 milioni (di cui 328 milioni di commissioni nette e 343 milioni di margine di interesse). In Piazza Affari il titolo ha però ceduto lo 0,4% 1,92 euro.
Quanto al futuro, Montani, punta sullo «sviluppo commerciale per incrementare i servizi alla clientela e rendere più efficiente la struttura» e non si espone sul fronte dell'M&A: «Il mercato va verso il consolidamento, ma non sono in grado di fare valutazioni prospettiche per Bper. Sono qui solo da pochi giorni. Vedremo quale sarà lo scenario e, se poi si manifesteranno delle opportunità anche dal punto di vista fiscale, le esamineremo» ha detto il manager. Montani ha poi aggiunto: «Oggi la priorità è consolidare gli sportelli di Ubi e i prossimi 33 di Intesa Sanpaolo che saranno integrati a giugno. Si tratta di un'operazione che ha cambiato la nostra di dimensione e il nostro modo di lavorare».
Piazza Affari, tuttavia, scommette su due possibili direzioni per la banca modenese: Banco Bpm, a cui Carlo Cimbri, numero di Unipol, aveva rivolto avance lo scorso inverno, e Banca Popolare di Sondrio con cui Bper ha già una partnership in Arca (controllata al 57% da Bper). Una fusione con il Banco potrebbe essere ritenuta un matrimonio tra eguali con una ricca dote di crediti fiscali ma, con l'integrazione di Ubi ancora in corso, l'operazione potrebbe rivelarsi complessa.
Lo stesso Cimbri, in una intervista di marzo, aveva raffreddato gli entusiasmi, per poi definire l'opzione valtellinese quella «più naturale», almeno quando Pop. Sondrio sarà trasformata in spa, senza escludere neppure la strada verso Carige.
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