Bpm, l'Ops Unicredit ai blocchi di partenza. Orcel cerca una soluzione sul Golden power

Domani al via, ma l'offerta resta a sconto rispetto alla Borsa

Bpm, l'Ops Unicredit ai blocchi di partenza. Orcel cerca una soluzione sul Golden power
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Palla al centro e si parte. Domani mattina prenderà il via l'offerta pubblica di scambio promossa da Unicredit su Banco Bpm. Aggiungere Piazza Meda è un tassello essenziale della strategia di Andrea Orcel (in foto) volta a crescere in maniera significativa in Italia, rafforzando la seconda posizione nella penisola. Se riuscisse a convolare a nozze con Bpm, il gruppo Unicredit balzerebbe al 16% di quota di mercato (Intesa Sanpaolo è prima con il 21%) con un'esposizione di rilievo nelle regioni più ricche del nostro Paese. La scalata a Piazza Meda parte con non poche insidie e incertezze che rendono al momento difficile capire che posizione prenderanno grandi e piccoli azionisti della banca guidata dall'ad Giuseppe Castagna. Tra questi spicca la francese Credit Agricole, che in questi mesi ha chiesto e ottenuto dalla Bce di portarsi a ridosso del 20% di Bpm.

Orcel nelle prossime settimane dovrà prima di tutto dissipare le nubi legate al Golden Power provando ad aprire un dialogo con il governo che ha indicato delle prescrizioni ben precise: dal mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, al preservare le filiali di Banco Bpm in Lombardia, passando anche per l'uscita dalla Russia in tempi relativamente brevi (entro gennaio del prossimo anno).

A ben guardare una corsa ad ostacoli che comporterà anche dei costi. Gli analisti di JP Morgan hanno quantificato ben 100 milioni di euro di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi e 47 punti base di impatto Cet1 derivante dall'uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; infine 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 900 milioni. A questo si aggiunge il rischio di sanzioni in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni che potrebbero variare tra 300 milioni e 20 miliardi in quanto la normativa prevede una sanzione amministrativa massima pari al doppio del valore dell'operazione (e non inferiore all'1% del fatturato cumulato). Non appare invece un problema il paletto sugli sportelli in Lombardia, dove Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Pertanto, la nuova entità andrebbe ad attestarsi ben sotto la soglia limite del 25% indicata dall'Antitrust Ue.

L'Ops, che si concluderà il 23 giugno, prevede l'assegnazione di 0,175 azioni Unicredit ogni azione Bpm posseduta.

Stando ai prezzi di chiusura di venerdì scorso, l'offerta è a sconto dell'8% circa rispetto a quanto quota Bpm in Piazza Affari, ma l'ipotesi di un rilancio ad oggi appare alquanto remota. Se Unicredit rinunciasse alla preda si potrebbe riaprire l'ipotesi del terzo polo Bpm-Mps con l'aggiunta di Mediobanca (sulla quale a giugno partirà l'Ops promossa dalla stessa Rocca Salimbeni).

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