Caltagirone lascia il consiglio Generali

Ma non vende, anzi: farà solo l'azionista. Per il suo posto in pole il triestino Cirinà. Titolo -2%

Caltagirone lascia il consiglio Generali

Persa in assemblea la battaglia per prendere il controllo della compagnia, con un lista alternativa a quella del cda, Francesco Gaetano Caltagirone lascia il consiglio delle Generali, dove sedeva dal 2007 e dove era stato vicepresidente dal 2010 fino alle dimissioni del gennaio scorso.

Il suo nome, in quella lista, era il numero uno, a voler sottolineare l'impegno in prima persona di fronte al mercato. Se avesse vinto sarebbe entrato in cda senza comunque un ruolo, avendo scelto Claudio Costamagna per la presidenza e Lorenzo Cirinà come ceo. Ma sarebbe stata la «sua» squadra di consiglieri. Essendo invece arrivata seconda, la lista voluta dall'imprenditore romano, azionista poco sotto il 10% di Generali, ha espresso solo tre consiglieri: oltre all'ingegnere, sono entrati in consiglio Marina Broggi e Flavio Cattaneo.

Per questo motivo Caltagirone, a un mese dall'assemblea, ha deciso di fare un passo indietro: il capo dell'opposizione al ceo Philippe Donnet non rimane in un consiglio fatto di indipendenti, professori e manager, non potendo tra l'altro influire più di tanto. Ma preferisce ritagliarsi un ruolo più adatto allo status di grande azionista (il suo pacchetto vale circa 3 miliardi di euro), al pari di Leonardo Del Vecchio (con un pacchetto di poco inferiore). E quest'ultimo, secondo indiscrezioni, avrebbe apprezzato la mossa di «smarcamento» dell'Ingegnere. Ora a seguire i suoi interessi a Trieste saranno i tre consiglieri che comunque spettano all'opposizione, individuati a suo tempo.

Al suo posto dovrebbe subentrare proprio Cirinà. Lo statuto prevede infatti che in caso di dimissioni di consiglieri di minoranza, venga cooptato in cda un membro della stessa lista del dimissionario, «purché disponibile, a appartenente al medesimo genere». La quarta in lista, e quindi la prima dei non eletti, è Roberta Neri (manager già ai vertici di Enav e Acea). Il suo ingresso lascerebbe regolare l'equilibrio di genere (le donne andrebbero in maggioranza, 7 a 6, ed è consentito), ma pare in evidente contrasto con la norma, che indica che se esce un uomo deve entrare un altro uomo. Quindi il primo uomo dei non eletti sarebbe Costamagna, che stava al quinto posto. Ma il banchiere ex Goldman, secondo l'agenzia Ansa, non sarebbe interessato e l'ingresso in cda dipende prima di tutto dalla disponibilità individuale. Per cui si passa al numero sei, Cirinà appunto, triestino doc, ex capo dell'Est Europa di Generali, licenziato dal gruppo per il passaggio alla lista Caltagirone prima dell'ultima assemblea e che potrebbe essere presto in causa con il gruppo.

I dubbi verranno sciolti nel comitato nomine che si riunirà lunedì prossimo 30 maggio, insieme con il cda. Il board dovrà esprimersi sulla prima questione che lo aveva già visto dividersi fin dalla nascita: quel comitato strategico che Donnet ha eliminato con il disappunto di Caltagirone. Quindi si riprenderà da lì, anche se l'ingegnere, per la prima volta dopo 15 anni, non ci sarà.

Sul mercato, dopo le dimissioni di Caltagirone, il titolo ha ceduto di schianto, fino al 2,5%.

Il timore era quello che l'uscita dal consiglio anticipasse lo smobilizzo della posizione di Caltagirone. Ipotesi subito smentita da fonti finanziarie, che hanno ribadito come la partecipazione del gruppo Caltagirone in Generali era e resta strategica.

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