Cdp batte la crisi, investiti 80 miliardi

Utile a 6,8 miliardi (+28%), con l'aiuto di Eni. Ma sulla raccolta pesa il carovita

Cdp batte la crisi, investiti 80 miliardi

Cassa Depositi e prestiti ha chiuso un 2022 con dati record nonostante la congiuntura macroeconomica sfavorevole. Il bilancio consolidato (che include le controllate Snam, Terna, Italgas, Fincantieri e le collegate quotate quali Eni, Poste, Saipem, WeBuild e Nexi) è stato chiuso con un utile netto di 6,8 miliardi di euro, in crescita del 28% sui 5,3 miliardi del 2021, principalmente grazie ai risultati del Cane a sei zampe. L'utile di pertinenza della capogruppo si è attestato a 5,4 miliardi (3 miliardi nel 2021). Il totale attivo consolidato si è attestato a 478 miliardi (-7,5%) e il patrimonio netto consolidato a 39,7 miliardi di euro, in aumento di 4,3 miliardi di euro rispetto all'esercizio precedente.

La raccolta della capogruppo è ammontata a 371 miliardi di euro (-3%) a fronte di una sostanziale stabilità della raccolta postale a 281 miliardi. Come ha spiegato l'ad Dario Scannapieco, il risultato «ha risentito dell'inflazione che ha ridotto i risparmi delle famiglie, tuttavia con Poste Italiane siamo riusciti a sviluppare nuovi prodotti» che hanno riscosso successo. Il rialzo dei tassi ha impattato sull'attivo di Cdp spa che, pertanto, ha riportato un margine di interesse «in lieve riduzione».

Il record, come evidenziato da Scannapieco e dal presidente Giovanni Gorno Tempini, è negli investimenti attivati per circa 80 miliardi di euro, grazie all'attrazione di risorse di investitori e co-finanziatori terzi, con un effetto leva di 2,6 volte le risorse impegnate nell'anno (30,6 miliardi). Le attività di finanziamento alle imprese e sostegno all'internazionalizzazione hanno impegnato risorse per 15,3 miliardi di euro, mentre al finanziamento della Pa sono andati 5,5 miliardi e al comparto equity 5,3 miliardi, principalmente attribuili all'acquisizione Aspi e all'aumento di Saipem. Risorse parzialmente controbilanciate dai disinvestimenti (590 milioni tra cui Bf, Kedrion e Fsi) e da dismissioni immobiliari per circa 200 milioni.

Il dividendo per Tesoro e Fondazioni non mancherà neanche quest'anno ma Cdp intende fare un «equo bilanciamento dell'utile tra la remunerazione e la ricostituzione di un buffer di sicurezza del capitale», ha specificato Scannapieco. Le iniziative di capital relief sono ritenute fondamentali per alleggerire gli assorbimenti legati agli impieghi e, a questo proposito, relativamente alla parte equity il Cet1 ratio è già al 25,9 per cento. Una politica di attenzione alle spese testimoniata dal cost/income di Cdp spa al 7 per cento.

L'investimento eventuale nella rete Tim, pertanto, non creerà un problema di capitale a Cdp, ha spiegato Scannapieco. «Siamo in una fase di analisi e di offerta non vincolante e faremo tutto nell'ambito del framework di supervisione ma è prematuro parlarne», ha detto.

L'ad ha rimarcato che

gli investimenti hanno attivato 476mila posti di lavoro nel 2022. Altri, invece, sono stati preservati con il salvataggio di Ansaldo Energia («un lavoro straordinario»). Smentita, invece, l'ipotesi di quotare Cdp Equity.

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