Un impero fatto di cibo, fondato nel lontano 1957. Una catena di supermercati che conta 25mila dipendenti senza considerare l’indotto. Una rete che si sviluppa in otto regioni e un fatturato di oltre 8 miliardi di euro annui. Quella di Esselunga è una storia fatta di lavoro e fatica in un Paese in cui innovare è per molti un sogno irrealizzabile. Un miraggio. Troppa burocrazia per chi ogni giorno cerca di fare impresa e promuove lo sviluppo. Basti pensare che in Italia per aprire uno superstore servono in media dodici anni. Esselunga nasce da un visionario, Bernardo Caprotti. Un uomo all’antica. Siamo nel pieno boom economico. E lui riesce a realizzare l’impossibile. Costruisce un impero. Ora alla guida della società c’è lei, Marina. Figlia di Bernardo. Una vita fatta di poche interviste, poche fotografie, poche apparizioni pubbliche, ma tanto lavoro.
La saga giudiziaria
Quella dei Caprotti è una lunga saga familiare fatta di litigi, cause, avvocati, arbitri, azioni e fiduciarie, che portano a forti tensioni all’intero della famiglia. I primi scontri risalgono al 1972. Da allora le cause sono andate avanti fino al 2016, quando l’imprenditore è passato a miglior vita.
Se i figli hanno avuto molti contrasti con il padre, anche dopo la sua morte il processo per trovare una soluzione tra tutti gli eredi non è stato né breve né banale. E si è chiuso lo scorso 20 marzo, grazie a un arbitrato durato 13 mesi. Viene stabilito che il colosso dei supermercati tricolore vale 6,1 miliardi. Da lì la valutazione - e la conseguente liquidazione - delle quote di Giuseppe e Violetta da parte della sorella Marina (figlia di secondo letto), che viene costretta a indebitare il gruppo per trovare le risorse con cui pagare i fratelli.
"Famiglia non ci sarà, ma almeno non ci saranno i litigi", aveva scritto Bernardo nel suo testamento. All’atto di mettere nero su bianco le sue ultime volontà, l’imprenditore aveva infatti chiesto agli eredi di vendere l’Esselunga a un gruppo estero, come l’olandese Ahold, per garantirle un brillante futuro e una collocazione internazionale.
Dato che l’azienda era pesantissima da condurre e non voleva lasciare un simile fardello ai suoi familiari, Bernardo chiede agi eredi di non litigare e vendere Esselunga a un colosso internazionale. Marina però non molla. E insieme al marito Francesco Moncada, decide di mandare avanti l’azienda e affidare all’ad Sami Kahale la gestione operativa del gruppo.
Questa è anche una storia giudiziaria. Fatta di avvocati e lotte fratricide. Quel ramo della famiglia Caprotti che è rimasto accanto a Bernardo fino alla fine, liquida lo scorso aprile l’altro ramo, quello dei figli nati dal primo matrimonio dell’imprenditore con Giorgina Venosta. E così, di fronte al notaio Piergaetano Marchetti, Marina e la madre Giuliana staccano un assegno da 1,83 miliardi per comprare le quote di Esselunga ereditate da Giuseppe e Violetta Caprotti (il 15% ciascuno) diventando proprietarie del 100% della holding Supermarkets, che controlla il colosso della grande distribuzione.
A distanza di tre anni e mezzo dalla scomparsa dell’imprenditore e dall’apertura del testamento, il controllo dell’azienda passa in mano alla figlia più piccola Marina che a differenza dei due fratelli non aveva mai lavorato al fianco del padre nell’azienda di famiglia.
Oggi Marina, 42 anni, e dal 2017 vicepresidente del gruppo, diventa il nuovo presidente esecutivo della società. Una delle più grandi realtà della distribuzione organizzata. La decisione viene presa all’unanimità dal consiglio di amministrazione convocato ieri mattina a Milano per delineare la nuova composizione del board. Il padre voleva vendere tutto. E liberare i figli dal fardello dell’impresa. Non ci è riuscito. E da oggi l’Esselunga vanta una seconda generazione di massimi dirigenti. Marina, dopo quattro anni di impegno intenso in azienda, con una presenza costante e discreta che l’ha vista disegnare, con al fianco il marito Francesco Moncada, le linee di sviluppo di Esselunga, si appresta ad assumere in prima persona con il management le decisioni strategiche che guardano al futuro della società.
Falce e carrello
La vita di Bernardo, padre di Marina, è la vita di un imprenditore di successo. È l’uomo che ha portato all’eccellenza i supermercati in Italia. Ne ha fatto un caso di portata internazionale. Da ricordare il libro "Falce e Carrello", scritto a 81 anni, in cui denuncia il marcio delle Coop rosse nel settore. Racconta ciò che ha dovuto subire per mano di queste.
Il fondatore di Esselunga ricostruisce un confronto pluridecennale scambiato fino a pochi anni fa per normale concorrenza. Invece, mettendo insieme con meticolosità le tessere del mosaico, a Caprotti appare un disegno preciso: far sparire la sua azienda dal mercato. L’imprenditore documenta, prove alla mano, una serie di vicende che di primo acchito sembrano tentativi imprenditoriali andati a vuoto, nella realtà si rivelano parte di un censurabile piano strategico altrui.
Scrive che molte iniziative di Esselunga vengono affossate negli anni dalla Legacoop, il gigante economico agli ordini del Pci-Pds-Ds, con l’indispensabile appoggio delle amministrazioni locali di sinistra. Reperti etruschi usati come grimaldello, licenze lasciate scadere (ma prontamente girate alle Coop), terreni pagati sei volte il valore di mercato, condizionamenti di sindaci e assessori. Tutto serve a bloccare l’espansione dell’imprenditore lombardo che chiede soltanto di "servire", di poter fare il mestiere imparato da Nelson Rockefeller, di cui è socio all’inizio dell’attività. Operazioni che avevano richiesto anni di preparazione e ingenti investimenti gli sono state sottratte dalla concorrenza nel giro di poche ore. Fino a giungere alle pressioni di Romano Prodi su Caprotti perché la sua azienda resti "in mani italiane": cioè sia ceduta alle Coop.
I progetti futuri
Questa è l’ingombrante eredità che arriva a Marina. Un impero fatto di fatica e quella richiesta del padre di vendere tutto a una società estera. Forse proprio come smacco a quella sinistra che per anni ha osteggiato i suoi affari.
Vicepresidente di Esselunga sarà Carlo Salza, in azienda dal 2002 e per undici anni amministratore delegato prima dell’arrivo di Sami Kahale, l’ex manager di P&G che da gennaio 2020 gli è subentrato nel ruolo. È proprio Salza, nominato nel luglio 2019 come presidente in pectore, a invitare Marina ad assumere l’impegno della presidenza, per rafforzare ancor di più il segno della famiglia Caprotti al timone del gruppo, chiamato a sfide importanti nella crescita della rete di supermercati.
Marina per rilanciare l’impresa punta tutto su pochi progetti, ma mirati. Negozi di prossimità con insegna LaEsse (due quelli aperti a Milano e altri seguiranno nel corso dell’anno), oltre a proseguire nello sviluppo dell’ecommerce che vede Esselunga giocare un ruolo chiave anche in questo settore. Nella testa ha un piano di crescita per valorizzare il ruolo della società come gruppo di distribuzione ma anche del food, attraverso la propria produzione gastronomica e le eccellenze come la pasticceria Elisenda.
Lei è consapevole di quanto sia importante per Esselunga continuare a offrire alle famiglie italiane qualità e convenienza. Senza dimenticare temi come la sostenibilità e la lotta agli sprechi. "Da donna e da madre, è uno stimolo ulteriore lavorare in questa direzione", ha recentemente dichiarato.
Questa è una storia di gusto e tradizione. Il meglio del made in Italy. Ora al volante di questa macchina con una storia di 63 anni c’è lei: Marina Caprotti. Figlia di un imprenditore visionario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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