Il conto corrente nel mirino: spese familiari vanno giustificate

La Cassazione sottolinea che debba essere il contribuente a dimostrare che certi movimenti tra entrate e uscite sul conto corrente siano "irrilevanti": ecco un esempio

Il conto corrente nel mirino: spese familiari vanno giustificate

L'occhio attento del Fisco farà scattare accertamenti finanziari sul conto corrente quando le spese effettuate per acquisti riguardanti, ad esempio, ciò che riguarda la famiglia (ma vale in qualsiasi altro caso) non sono congrue tra quanto si guadagna e l'effettiva somma spesa: a quel punto bisognerà dare un'adeguata giustificazione.

Cosa è successo

Come si legge dalla nota 2266/6/2021 della Ctr Puglia, nel caso ci sia un accertamento induttivo, quindi in "maniera extracontabile" ai sensi e per gli effetti dell’articolo 39 comma 1 lett. d) e comma 2 del D.P.R. n. 600/73, "i dati e gli elementi risultanti dai conti correnti bancari devono essere ritenuti rilevanti ai fini della ricostruzione del reddito imponibile", se il titolare del conto non fornirà un'adeguata giustificazione. Nel caso preso in esame e riportato dal Sole24Ore, al contribuente socio di un'azienda agricola era stato notificato un avviso con cui era stato riscontrato un maggior reddito secondo alcuni versamenti e movimenti bancari in entrata e uscita non giustificati.

La decisione dei giudici

In primo grado, i giudici hanno accolto il ricorso della persona in questione soltanto in maniera parziale dopo l'esito di una consulenza tecnica per accertare se quei movimenti bancarie fossero giustificati e, quindi, consentissero di superare la "presunzione di acquisti e ricavi non dichiarati ex articolo 32 del Dpr 600 /1973". Il contribuente è riuscito comunque ad impugnare la sentenza in secondo grado obiettando, tra gli altri motivi, che l'accertamento non avesse basi, non fosse fondato. I giudici hanno comunque respinto il suo appello ritenendo infondata la tesi secondo la quale quelli di primo grado avrebbero recepito in modo passivo le conclusioni della consulenza tecnica "perché sarebbe stata fornita tutta la documentazione idonea e necessaria a superare la presunzione di un maggior reddito".

Cosa dice la legge

A tal proposito, i giudici hanno ricordato che i conti correnti bancari possono essere utilizzati anche per quantificare il reddito ricavato dall'attività svolta e che sta al contribuente il vincolo, l'obbligo, di dimostrare che i movimenti bancari che non trovano apparente giustificazione in base alle dichiarazioni da lui fornite non sono fiscalmente rilevanti (come dice la sentenza 9573/2007 in tema di Iva). La Cassazione, poi, ha ribadito lo stesso principio in tema di accertamento delle imposte sui redditi per la ricostruzione del reddito imponibile, quello sul quale il cittadino paga le imposte. In pratica, viene ritenuto (la presunzione) che maggiori ricavi siano il frutto della rilevante probabilità "che il contribuente si avvalga di tutti i conti di cui possa disporre per le rimesse e i prelevamenti inerenti l'esercizio dell'attività".

Quindi, incombe sempre sul contribuente dimostrare che ci sia "irrilevanza fiscale" delle somme movimentate, che quindi quelle somme non siano frutto di nulla di losco. Nel caso esaminato, i giudici hanno evidenziato come il consulente tecnico avesse ritenuto "non ragionevolmente giustificati" alcuni movimenti bancari per i quali il contribuente non aveva offerto nessun documento adeguato.

"In questo caso non è sufficiente - hanno precisato i giudici - sostenere che il conto veniva utilizzato solo per la gestione delle esigenze familiari: è necessario che il contribuente fornisca adeguata documentazione".

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