''L'Italia è prima in Europa per l'acquisto di prodotti contraffatti ed è il quinto Paese al mondo per produzione e il fenomeno dell’illegalità e della concorrenza sleale è in espansione anche grazie al web''. Non usa mezze parole Carlo Guglielmi, presidente uscente di Indicam (l’Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione), per lanciare ancora una volta il grido dall’allarme sulla diffusione dei falsi che invadono il mercato nazionale e internazionale, con una stima dell'8-9% sul Pil europeo. “La crescita esponenziale dell’uso di Internet, ha una funzione positiva di grande propulsore del commercio legittimo in grado di raggiungere una platea mondiale di consumatori a costi limitati, con assoluta facilità d’accesso, ma ha un risvolto paradossale perché è anche un fattore di crescita dell’attività di contraffazione, un veicolo formidabile per l’espansione dei falsi”, aggiunge. Sottolineando il fatto che “il commercio via web ha avuto uno sviluppo più veloce e più pervasivo del previsto: le regole destinate a proteggere e favorire la crescita di una piantina supposta fragile si rivelano inadeguate per un bosco di mangrovie in espansione ed era imprevedibile per esempio che i social networks divenissero importanti canali commerciali ampiamente frequentati dai falsi”.
Guglielmi indica la rotta da seguire in futuro davanti a una platea attenta al Teatro Litta di Milano che ha seguita la tavola rotonda di esperti e protagonisti della lotta alla contraffazione moderata dal vicedirettore del Giornale, Nicola Porro. “E' il momento di intervenire sulla normativa nazionale e soprattutto su quella europea per completarne il quadro alla luce di esperienze ed evidenze maturate, a cominciare dall'attuale limitazione indiscriminata delle responsabilità per i cosiddetti Internet service providers e dei fornitori di servizi via web”. Guglielmi ha anche indicato l'attuale incaglio normativo a Bruxelles sulla revisione degli strumenti giuridici comunitari del Trade Mark come una mina innescata che rischia di trasformare l'Unione europea in un “hub” per la contraffazione. Che vede la contrapposizione, anzi, la contesa fra Paesi membri con una parte che, per favorire a qualunque costo lo sviluppo competitivo delle proprie attività portuali, non esita a mettere a rischio la possibilità d'intervento delle autorità doganali sulle merci in transito palesemente contraffatte.
Temi caldi al centro di proposte anche al prossimo G8 e che “possono essere messi sotto il tappeto” perché non solo perché si danneggiano le aziende che rispettano le regole e il sistema economico, ma si alimentano fenomeni di illegalità e in molti casi vengono messe a rischio sicurezza e salute dei consumatori. Fronti sui quali Indicam - dice Guglielmi - non intende abbassare la guardia impegnandosi anche per la tutela mediante copyright del prodotto di design, disattesa in Italia da oltre 10 anni, sottolinenando il nuovo interesse dell'Antitrust italiano per i problemi della contraffazione, vista come grave lesione della salvaguardia dei diritti dei consumatori e della concorrenza apprezzando l'impegno delle associazioni italiane dei consumatori, uniche in Europa a battersi su questo fronte. E propone la realizzazione di un portale web di Confindustria per l’e-commerce made in Italy, e di un network virtuoso tra pubblico e privato in grado di un contrasto efficace del fenomeno da allargare a livello europeo chiedendo, in tema di web, una normativa Ue antitrust perché le norme in vigore non hanno previsto il rilievo che avrebbe assunto l’incremento esponenziale della contraffazione attraverso l’uso di Internet.
“Dobbiamo essere consapevoli che ciò che vediamo è soltanto la punta dell'iceberg perché è un’attività sommersa, dai contorni sfumati ma dalle cifre impressionanti, non ci sono dati certi ma solo approssimativi e per difetto”, dice il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. “Il tema della contraffazione è tanto rilevante che debba tornare al centro di una governance di un'economia sempre più globalizzata''. Squinzi definisce ''insostenibili'' le divergenze tra i diversi Paesi, tanto che spesso sono ''a scapito'' dell'Italia e ''a vantaggio dei porti europei che sembrano, tra l'altro, più consenzienti verso l'ingresso di merce contraffatta''. Dal presidente di Confindustria arriva l'invito alla creazione di ''un unico centro di coordinamento che faccia sintesi di tutte le competenze con finalità operative, con controlli devono essere uniformi in ognuno dei 28 Stati membri''.
"La lotta alla contraffazione deve vedere l'Europa più coinvolta con azioni di coordinamento che non lascino soli i Paesi soli a fronteggiare un fenomeno che non è soltanto economico ma anche e soprattutto criminale” spiega il sottosegretario allo Sviluppo, Simona Vicari. "Il ministero dello Sviluppo economico è impegnato in un'azione a 360 gradi, per contrastare in maniera efficace la contraffazione, in particolare sul fronte del commercio elettronico. Intervenire in questa materia non è facile, per i contrapposti interessi tra internet service providers e titolari dei diritti, ma continueremo a impegnarci per trovare una soluzione che garantisca ad ogni utente di vivere il web come un ambiente sicuro, in cui poter sviluppare il proprio business con regole e garanzie certe, non solo per una concorrenza leale ma anche a tutela del consumatore. Inoltre le nostre energie e la nostra attenzione sono dedicate alla riforma del Pacchetto marchi a Bruxelles, cioè la revisione direttiva sui marchi e regolamento sul marchio comunitario. La battaglia su cui ci stiamo impegnando è quella relativa alle merci in transito, su cui abbiamo collaborato in via preliminare anche con Indicam, fissando la linea negoziale del nostro Paese, che stiamo difendendo strenuamente, in una continua e accesa dialettica con gli Stati membri portatori di interessi contrapposti".
E per far crescere la cultura anti contraffazione, per sensibilizzare i consumatori al Litta è stata messa in scena una pièce teatrale di notevole effetto dal titolo “Tutto quello che sto per dirvi è falso - Made in Italy e contraffazione” interpretata da Tiziana Masi e prodotta dalla compagnia La Piccionaia - I Carrara, Teatro Stabile di Innovazione che fa parte di un progetto legato alla lotta ai falsi, alla cultura della legalità, alla difesa del made in Italy (www.tuttofalso.org).
Il GIRO D'AFFARI DEL FALSO
Quella della contraffazione è una “industria” che non pubblica i bilanci o li certifica per cui è difficile stimarne la reale portata, i dati sono sicuramente in difetto ed è difficile valutare i danni che provoca a cui si devono aggiungere i costi derivanti dai mancati introiti fiscali, i costi sociali pagati da aziende e lavoratori, i danni di immagine. Premessa necessaria, spiega Indicam, le spiegare le "cifre impressionati” rese note all’assemblea, che rendono evidente l’urgenza di intervenire in tempi rapidi con interventi concreti e coordinati. Dal 7% al 9% è la valutazione della quota di vendite di merci contraffatte sull’intero commercio mondiale. Una ricerca Ocse diffusa a giugno 2007 e rivalutata nel 2009 calcola in 250 miliardi di dollari i soli prodotti contraffatti che hanno attraversato frontiere doganali tra la produzione e il consumo. Tenendo conto anche di quelli prodotti e consumati all’interno della stessa area doganale il totale potrebbe raddoppiare o più. Si passa dal 5% dell’industria degli orologi, al 6% dell’industria farmaceutica (con incidenze pressoché nulle nei paesi occidentali e superiori al 50% in quelli invia di sviluppo), al 10% della profumeria, al 20% di tessile, moda e abbigliamento, al 25% dell’audiovideo, al 35% del software. La stima dell’incremento mondiale della contraffazione dei prodotti negli ultimi anni (1994-2011) e di circa il 1.850%, 270.000 i posti di lavoro persi negli ultimi 10 anni a livello mondiale, di cui circa 125.000 nella Ue.
DOVE DI PRODUCONO E SI CONSUMANO I FALSI
Più del 50% della produzione mondiale di contraffazioni arriva dal Sud-Est asiatico. La destinazione è per il 60% l’Unione Europea, per il 40% il resto del mondo. La Cina è di gran lunga al primo posto tra i produttori, seguita da Corea, Taiwan e altri paesi dell’area. Il 35% circa della produzione mondiale di contraffazioni proviene dal bacino mediterraneo con destinazione Ue, Stati Uniti, Africa, Est Europeo. I paesi leader sono Italia, Spagna, Turchia, Marocco. La globalizzazione non conosce frontiere o aree: sempre più spesso componenti falsificati di origine cinese entrano nella Ue dai varchi doganali più deboli come i porti del Nord Europa e gli stati nuovi membri. Vengono quindi assemblati e spesso dotati di marchi contraffatti in diversi paesi dell’Unione, tra cui purtroppo in primo piano c’è l’Italia, prima in Europa anche come consumatore di beni contraffatti. Il fenomeno in Italia In Italia il giro d’affari dei produttori di falsi è stimato fra 3,7 e 7,5 mld di euro. Oltre il 60% si riferisce a prodotti d’abbigliamento e di moda (tessile, pelletteria, calzature), il resto a orologeria, beni di consumo, componentistica, audiovisivo, software, importati completi (anche da altri paesi Ue arrivano dall’Estremo Oriente) o “perfezionati” in Italia. Secondo un’altra stima, più prudente e basata sulla proiezione a partire dai sequestri operati dalle forze dell’ordine, la cifra sarebbe 1,5 miliardi di euro.
L’industria della contraffazione è diffusa in tutto il territorio nazionale con punte elevate in Campania (abbigliamento, componentistica, beni di largo consumo), Toscana, Lazio e Marche (pelletteria), Nord Ovest e Nord Est (componentistica e orologeria).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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