“Fui la prima a dire che non volevo comprare azioni, ma la banca ci assicurò sul fatto che i prodotti che offriva, non essendo quotati in borsa, non sarebbero stati soggetti a oscillazioni pericolose. Ma così non è stato”. Maria, nome di fantasia, racconta a ilGiornale.it come gli incauti investimenti della Banca Agricola popolare di Ragusa hanno fortemente danneggiato i risparmi dei suoi genitori.
“Stiamo parlando di due anziani che hanno un livello d’istruzione molto basso: mio padre ha la licenza media, mia madre la quinta elementare che, dieci anni fa, furono convinti ad acquistare 3000 azioni della banca spacciandole come più sicure dei bot”, ci spiega Maria. Che aggiunge: “Ci avevano che si trattava di prodotti sicuri in quanto ‘liquidi’. Oggi, invece, noi abbiamo scoperto che il titolo non quotato, per sua natura, è illiquido”. Un problema che affligge ben 19mila azionisti-risparmiatori e che perdura da ormai sei anni. “Inizialmente ci avevano assicurato che, se ne avessimo fatto richiesta, tali azioni sarebbero state rimborsate nell’arco di tre giorni e, fino, al 2014 è stato così. Anzi, le nostre azioni avevano raggiunto un valore molto alto (117,40 euro)”, racconta la risparmiatrice ragusana. Dopo qualche mese, la banca inizia ad acquistare sempre meno azioni e, poi, si è inserisce nel mercato HIMTS “innescando così un meccanismo perverso”, dice Mari.
Secondo l’istituto di credito ragusano “questa era la soluzione a tutti i mali dal momento che, a causa di una particolare nuova norma, non poteva più comprare le azioni in maniera illimitata come prima”. Altri soggetti, invece, non avrebbero avuto questi vincoli e la banca rassicurò gli azionisti che, nel giro di poco tempo, avremmo potuto rientrare dei nostri soldi. “Questo, però, non è avvenuto e, anzi, le azioni non si sono più vendute: su 500mila azioni messe in vendita 2-300 azioni a settimana”, ci rivela Maria. Da quel momento in poi la situazione finanziaria degli azionisti ragusani si fa sempre più delicata. “Una volta entrati in questo mercato non siamo più riusciti a vendere tale azione che, di conseguenza, ha perso valore passando da 117, 40 euro a 83,50 euro e, per i prossimi mesi, si prospettano ulteriori ribassi”, dice l’azionista. Solo nel gennaio 2019, dopo svariate proteste, qualcosa si muove.
Il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa e di Banca d’Italia, finalmente, si interessano al caso dei risparmiatori della Banca popolare di Ragusa che si attiva per creare un ‘liquidity provider’, una sorta di società creata ad hoc per riacquistare queste azioni. “Da quel momento le azioni vendute crescono da 3-500 a 1600 azioni a settimana anche se a un prezzo inferiore. Finita l’estate, però, questo processo si è fermato. Il tasso di acquisti si è ribassato di nuovo”, ammette sconfortata la giovane Maria. Inutile persino cambiare banca. “Noi lo abbiamo fatto, ma le nostre azioni rimangono tali, non si trasformano in soldi e finché non si vendono tali azioni non rientreremo dei nostri soldi”, ci spiega la risparmiatrice che accusa il governo di immobilismo. “A parte il liquidity provider non è stato fatto nulla.
Se tutti fossimo riusciti a vendere, allora sarebbe stato diverso, ma solo pochissimi dei 19mila risparmiatori sono riusciti a farlo. Altri, invece, sono stati costretti a chiedere dei prestiti alla banca per poter mangiare”, conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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