
Fine settimana di campagna elettorale nel «transatlantico» della Banca Popolare di Milano. Completato un ulteriore giro di consultazioni con gli stakeholder della cooperativa, sindacati e soci-pensionati in primis, domani Piero Giarda scioglierà la riserva, candidandosi a diventare il nuovo presidente di Piazza Meda, contro la proposta avanzata dal grande azionista «di capitale» Raffaele Mincione con Lamberto Dini.
Gli sponsor di Giarda - che rappresenta, come Dini nel fronte avversario, il trait d'union con Bankitalia - appaiono la Fiba (Cisl) e la Uilca (Uil). A meno di sorprese, convergeranno tuttavia sul suo nome sia la Fabi e la Fisac (Cgil), sia l'Associazione Pensionati, con cui l'ex ministro avrebbe da poco avuto un nuovo confronto. All'assemblea del 21 dicembre è poi attesa la proposta dei soci esterni guidati da Piero Lonardi e quella della Investindustrial di Andrea Bonomi (quest'ultima per i 2 posti riservati ai fondi). Quindi le liste dovrebbero essere cinque, compresa quella istituzionale di Assogestioni. Il termine per il deposito è il 25 novembre.
Vediamo i numeri. Con buona approssimazione alla geografia del capitale, vista la forte sovrapposizione in Bpm tra i soci-dipendenti e il totale dei soci, si può considerare che la Fabi conta 1.900 iscritti nella capogruppo, la Uilca 2.100 mentre Fiba e Fisac arrivano a 1.100 a testa. Di questi 6.200 sono attesi in assemblea fino a 4.500 voti, comprese le deleghe dei figli minori. Poi c'è l'associazione Pensionati che di norma schiera in assemblea 400-600 iscritti (su 800), con 2-3 deleghe (il massimo consentito è 5). In pratica i pensionati da soli portano quasi 2mila voti. Infine i soci esterni: valgono circa 1.300. Quindi il totale delle preferenze attese fa circa 8mila. Su questi devono andare a cercarsi la maggioranza i vari contendenti.
La Fabi di Lando Sileoni resta in attesa dei programmi, ma il quasi certo appoggio del «pentapartito» sindacati-pensionati rende sulla carta il «listone Giarda» egemone. I «tradimenti» e le scelte eterodosse, non sono però una novità nell'emiciclo di Piazza Meda. La grande incognita, dopo la fine dell'Associazione Amici, è capire quindi fino a che punto le segreterie nazionali riusciranno a guidare le rispettive «correnti» Bipiemme. Gli occhi sono puntati in particolare sulla Fiba di Giulio Romani e sulla Uilca di Massimo Masi, alle prese rispettivamente con Gianfranco Modica e Osvaldo Tettamanzi, entrambi storici «catalizzatori» del consenso nelle assemblee della cooperativa.
Tettamanzi, a lungo responsabile dell'ufficio soci di Bpm, sarebbe infatti stato tra i componenti della base più solerti nel prendere contatto con Mincione in vista dell'avvenuto ribaltone che ha posto fine alla gestione Bonomi. Gli stessi leader nazionali potrebbero però sfruttare questa occasione per accelerare il rinnovamento nelle file, così da giungere a un'unica linea politica. Una interessante istantanea dello prossimo scontro è ricavabile dall'assise che nell'ottobre 2011 vide Bonomi, appoggiato da Fisac e Uilca, superare (con 4.246 consensi) Matteo Arpe (2.
Due anni fa i voti nelle urne furono, deleghe comprese, in tutto poco più di 8mila: 3.700 dei dipendenti-soci, 3.800 tra soci esterni e pensionati; 710 espressi per conto dei figli minori.
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