I proprietari immobiliari dovranno presto fare i conti con una nuova stangata, causata dall’introduzione della nuova Imu prevista dalla manovra giallorossa.
L’esecutivo punta a riunire in un corpo solo l’Imu, cioè l’Imposta municipale unica, e la Tasi ovvero il Tributo per i servizi indivisibili. Questa mossa offrirà dei vantaggi ai contribuenti? Non proprio. Anzi, oltre a rendere il quadro tributario locale ancor più schizofrenico e confuso, la mossa del governo giallorosso comporterà un non trascurabile aumento dei costi per varie categorie già in difficoltà, tra cui i proprietari dei negozi, già vessati da altre innumerevoli beghe.
Stangata sugli esercizi commerciali
A partire dal prossimo gennaio 2020, sottolinea La Stampa, la Tasi sparirà dalla circolazione. Resterà solo l’Imu, che includerà però la somma del defunto Tributo per i servizi indivisibili. Gli effetti deleteri di una simile mossa ricadranno in prima battuta sugli esercizi commerciali, che si troveranno costretti a sborsare diversi denari in più dal momento che vedranno evaporare l’agevolazione prevista sui contratti di locazione, data dall’agevolazione al 10%. Come ha ben spiegato Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, “i nuovi affitti stipulati dal 2020 pagheranno l’Imposta in base all’aliquota di reddito, caso per caso”. In altre parole, scatterà un incremento fiscale che peserà sull’intera categoria “per almeno il 13% in più”.
Confedilizia, insomma, punta il dito contro una misura considerata nociva: “Non vi sono ragioni che giustifichino l' aumento dell' aliquota di base per l' abitazione principale (dal 4 al 5 per mille) e di quella per gli altri immobili (dal 7,6 all' 8,6 per mille). L' aliquota del 4 e quella del 7,6 sono coesistite, sia in presenza della sola Imu sia in presenza di Imu e Tasi, con i limiti massimi confermati con il disegno di legge di bilancio, vale a dire 6 e 10,6”.
La beffa per i proprietari degli immobili
Ma oltre alla stangata sugli esercizi commerciali, nel tritacarne finiranno anche i proprietari degli immobili. Circa 300 Comuni, compresi quelli di Roma e Milano, avranno la possibilità di applicare un’aliquota massima più alta rispetto agli altri, quantificabile nell’11,4 per mille anziché il 10,6. I proprietari, dunque, dovranno accollarsi il pacchetto Imu più Tasi, visto che quest’ultima, fin qui spettante in parte anche all’inquilino in una percentuale variabile dal 10% al 30%, sarà sommata alla prima. Ricordando che l’Imposta municipale unica è a carico dei proprietari e non certo degli inquilini, la beffa per i suddetti proprietari è servita. Attenzione però, perché per alleggerire il carico fiscale i proprietari potrebbero aumentare il canone di affitto.
Il commento finale di Spaziani Testa la dice lunga sul l’imminente scenario che ci ritroveremo di fronte: “Questa decisione peserà sul comparto. Si tratta, infatti, di un segnale, il peggiore che potesse arrivare, che indica che la casa è ancora una volta un modo per fare cassa.
Va detto che la crisi immobiliare resiste solo in Italia, negli altri Paesi europei è stata superata. Vuol dire che il nostro Paese ha delle caratteristiche e degli impedimenti che sono specifici e che impediscono di ricreare un mercato del mattone e una convenienza e fiducia in questo tipo di investimento”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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