Il Centro studi di Confindustria (qui il documento) lancia l'allarme per quanto concerne i costi dell'energia per le imprese italiane: la stima parla di un incremento di 110 miliardi di euro "nella media del 2022, per il totale economia, rispetto ai valori pre-pandemia".
L'incidenza dei costi energetici passa infatti dal 4,6% fino al 9,8%, raggiungendo dei livelli definiti insostenibili: e questo essenzialmente per il fatto che, nonostante l'aumento dei prezzi di vendita per tamponare le perdite, si registra una profonda riduzione dei margini di guadagno per le imprese italiane. A frenare la crescita, spiega Confindustria, anche il costo del gas, tuttavia"se si riuscisse a imporre un tetto di 100 euro al prezzo, il Pil guadagnerebbe l'1,6% nel biennio".
Occupazione
Anche sul fronte occupazionale la situazione non è migliore. Dopo la battuta d'arresto in estate ci si attende infatti una dinamica "negativa tra l'autunno e l'inverno", mentre "per l'anno prossimo è attesa una ripresa nel mercato del lavoro, con l'input di lavoro che tornerà a crescere solo nella seconda parte del 2023". Le Ula, vale a dire il dato statistico che misura l'occupazione in unità equivalenti di lavoro a tempo pieno, dovrebbero crescere rispetto alla media annua del 4,3% nel 2022 (con +2,1% di persone occupate),"mentre nella media del 2023 rimarranno quasi ferme, -0,1%, a riflesso di una sostanziale stabilità sia del numero di persone occupate sia delle ore lavorate pro-capite".
In generale, tuttavia, si parla di una "disoccupazione in aumento". Dopo il picco del 10,2% del tasso di disoccupazione toccato nel gennaio del 2021, sceso fino al 7,9% nel giugno di quest'anno, dall'autunno in corso "ci si attende un aumento del tasso di disoccupazione all'8,1% in media nel 2022 e all'8,7% nel 2023. Ciò a causa della prevista battuta d'arresto della dinamica occupazionale, a fronte di una forza lavoro che continuerà a espandersi".
Pil e spese
Stagnazione e inflazione domineranno lo scenario economico nel 2023. Il Pil, che ha registrato una tendenza positiva nella prima metà del 2022, subirà, secondo Confindustria,"un aggiustamento al ribasso tra la fine dell'anno e l'inizio del 2023", per poi recuperare gradualmente. "La crescita nel 2022 (+3,4%) è già tutta acquisita ed è molto superiore a quella che si prevedeva sei mesi fa", quando il Centro studi di Confindustria aveva previsto un arretramento della crescita al +1,9% dal +6,7% del 2021. "Per il 2023, invece, c'è una forte revisione al ribasso rispetto allo scenario di aprile (-1,6 punti), che porta alla stagnazione in media d'anno".
Il CsC effettua una previsione relativa ad alcuni parametri, mettendo a confronto i dati del 2021, seguiti dalle previsioni per il 2022 e infine da quelle per il 2023. Per il Pil si va dal +6,7 al +3,4 fino allo 0,0 per il prossimo anno. Per i consumi delle famiglie si va dal +5,2 al +3,1 fino al -0,1. Per gli investimenti fissi lordi si passa da +16,5 a +10,2 fino a +2,4. Le esportazioni di beni e servizi passano da +13,4 a +10,3 fino a +1,8. Le importazioni di beni e servizi vanno da +14,7 a +14,4 fino a +1,5. L'occupazione totale passa da +7,6 a +4,3 fino a -0,1. Il tasso di disoccupazione va da 9,5 a 8,1 fino a 8,7. I prezzi al consumo passano da +1,9 a +7,5 per poi andare a +4,5. L'indebitamento della P.a. passa da 7,2% a 5,1% fino ad arrivare a 3,5%. I valori di indebitamento e debito sono in percentuale del Pil, mentre l'occupazione è misurata col dato statistico delle Ula, unità equivalenti di lavoro a tempo pieno.
I tassi
L'incremento dei tassi si associa a un aumento dello spread tra titoli di Stato italiani e Bund tedesco, "che per il momento appare muoversi entro margini ragionevoli (+235 punti base a settembre)". "Ma sarà cruciale", spiega il Centro studi di Confindustria "mantenerlo intorno a questi valori e ciò imporrà al prossimo Governo una politica di bilancio prudente (la recente crisi del Regno Unito, innescata da impegni eccessivi di spesa pubblica, è un caso di scuola esemplare) un'implementazione efficiente del Pnrr".
Se ciò non accadesse"l'Italia non potrebbe beneficiare dello scudo predisposto dalla Bce (che limiterebbe la risalita dei tassi sui BTp) e rischierebbe di veder salire enormemente la spesa per interessi sul debito (già aumentata) e i tassi sul credito (che ridurrebbero ulteriormente la competitività del nostro sistema Paese)".
Inflazione
L'inflazione, che ha toccato valori record tornando a livelli visti solo negli anni '80 (+ 8,9% a settembre 2022), non subirà grandi variazioni. "Resterà sugli elevati valori attuali per la parte finale del 2022". Per il resto dell'anno "in media, si assesterà al +7,5% (da +1,9% nel 2021)" mentre "nel 2023, è attesa in discesa, ma ancora elevata, al +4,5% in media, per l'esaurirsi graduale dell'impatto del rincaro di petrolio e gas naturale sulla variazione dei prezzi al consumo energetici (calcolata sui 12 mesi)". Le stime effettuate dal CsC sono comunque in lieve rialzo rispetto a quelle fatte dagli stessi esperti la scorsa primavera.
La crescita economica potrebbe essere frenata in modo determinante dalla crisi dell'energia. Il Pil, in crescita al 3,4% per il 2022, si fermerà fino ad arrestarsi il prossimo anno. Si parla quindi di stagnazione. Il Pil italiano, spiegano gli esperti di Confindustria, "dopo una dinamica positiva nella prima metà del 2022 subisce un aggiustamento al ribasso tra fine anno e inizio 2023, poi recupera piano.
La crescita 2022 (+3,4%) è già tutta acquisita ed è molto superiore a quella che si prevedeva sei mesi fa. Per il 2023, invece, c'è una forte revisione al ribasso rispetto allo scenario di aprile (-1,6 punti) che porta alla stagnazione in media d'anno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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