Credito sportivo, escono i primi soci privati

Intesa e Generali esercitano il recesso dopo la trasformazione in spa. Pesano anche le cause sui dividendi

Credito sportivo, escono i primi soci privati
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La recente trasformazione in spa dell'Istituto per il Credito sportivo (Ics), l'ex ente di diritto pubblico che finanzia le infrastrutture sportive e culturali, determinerà l'esercizio del recesso da parte dei soci privati. I primi azionisti a imboccare l'uscita, secondo quanto riferito da Radiocor, sono stati Intesa Sanpaolo e le Generali, ma non si esclude che anche le altre banche possano fare lo stesso. Il principale azionista di Ics è il ministero dell'Economia (80,4%), seguito da Sport & Salute (la ex Coni Servizi ha il 6,7%) e Cdp (2,2%%). Gli istituti di credito hanno circa il 10%: Intesa e Generali detengono l'1,3% come Unicredit, Mps l'1,5%, Bnl l'1,7% circa, Dexia Crediop il 3,1% e il Banco di Sardegna lo 0,5. L'uscita dei soci privati non sorprende gli addetti ai lavori, considerando anche il lungo contenzioso che divide gli azionisti privati dallo Stato per l'obbligo di restituzione dei dividendi eccedenti percepiti tra il 2005 e il 2010.

Nell'ultimo bilancio di Ics si precisa che, in seguito alle cause intentate, sono stati recuperati complessivamente 61 milioni di euro sulla base della delibera che i commissari straordinari approvarono nel 2013. Bnl ha rinunciato al ricorso in Cassazione sui 9,8 milioni chiesti indietro. Unicredit ha soccombuto in appello per 9,7 milioni (8,4 milioni di dividendi e 1,3 di interessi e oneri). Le cause contro Generali e Banco di Sardegna sono ancora in primo grado. In virtù della loro natura pubblica Cdp, e Sport e Salute hanno rispettivamente restituito 16,8 milioni e 4,21 milioni.

Il Credito sportivo ha chiuso il 2023 con un utile di 9,6 milioni e nuovi finanziamenti erogati per 477 milioni. In base al nuovo statuto, avrà un cda più ampio formato da 7 membri incluso un ad la cui nomina spetta al Mef (attualmente la guida operativa è affidata al direttore generale, Ludovico Mazzolin).

La governance prevede che il presidente sia designato dall'Autorità di governo delegata in materia di sport (il ministro per lo Sport Abodi, in foto) e dal ministro dell'Economia, di concerto con il ministro della Cultura. Ministero dello Sport e ministero della Cultura designano un componente ciascuno. I soci di minoranza hanno un posto nel board. Il Tesoro nomina, infine, altri due consiglieri.

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