Sempre più grave la crisi aziendale della Pernigotti. Torksoz, gruppo turco che detiene lo storico marchio dolciario, ha fatto saltare il tavolo delle trattative comunicando alla cooperativa torinese SPes il recesso dal preliminare stipulato a inizio agosto a pochi giorni della firma del contratto che sarebbe dovuto arrivare dopo domani, lunedì 30 settembre.
Così l'azienda di Novi Ligure, in provincia di Alessandria, famosa per la produzione di giandiuiotti e torrone si trova nuovamente in una situazione di stand-by non potendo riavviare la ripartenza la produzione scongiurando l'esubero dei dipendenti. Il piano di salvataggio era stato fortemente sostenuto dal Mise. Che le cose non stessero andando bene lo aveva dimostrato già l'annullamento dell'incontro tra la proprietà turca e l'imprenditore Giordano Emendatori, anche l'accordo che avrebbe dovuto permettere il salvataggio del ramo aziendale che produce gelati si trova in alto mare.
"Avevamo capito, pur non ricevendo nessuna informazione ufficiale, che l’accordo tra Emendatori e Pernigotti fosse gravemente compromesso - ha dichiarato all'agenzia ANSA il presidente della cooperativa Spes, Antonio Di Donna - ma speravamo che si trovasse una soluzione e che comunque l’accordo tra Pernigotti e Spes, non avendo evidenziato criticità, si potesse chiudere nel rispetto degli impegni sottoscritti".
Per i 150 lavoratori dello stabilimento di Novi Ligure continua, dunque, lo stato di preoccupazione e di incertezza. L'assunzione di tutto il personale era alla base del progetto della cooperativa Spes per il rilancio dello gruppo noto a livello mondiale per i gianduiotti e i torroni.
Sulla vicena interviene anche la Coldiretti, attraverso il suo presidente Ettore Prandini che spiega come la crisi di Pernigotti sia il risultato del circolo vizioso della delocalizzazione del made in Italy.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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