La tassa sul web, quella sul carbonio e pure quella sulle transazioni sui mercati valutari. Insomma, Web Tax, Tobin Tax e Carbon Tax. È questo il trio di imposte che l'Europa è pronta a introdurre per assicurarsi entrate garantire, sempre e comunque. Tre tasse che si nascondono dietro la "rivoluzione verde", slogan con la "S" maiuscola della nuova Commissione Europea.
Si tratta di tre contributi che l'Ue chiederà ai Paesi membri, di fatto andando a limitare nettamente la libertà e sovranità fiscale dei singoli Stati. Come spiega Claudio Antonelli per LaVerità, se ora come ora il bilancio dell'Unione è fatto per l'80% dei contributi dei Paesi membri, con le tre nuove imposte, si scenderà al 50% circa, con la conseguenza che le risorse proprie di Bruxelles saliranno fino a un 50% circa. Insomma, l'Europa chiederà meno soldi per il proprio bilancio, ma pretenderà il versamento dei tre dazi, senza possibilità alcuna di sottrarsi al pagamento.
L'Ue, insomma, vuole soldi da Facebook, Amazon, Google e dagli altri colossi dell'online, oltre che dalle transazioni finanziarie. Paolo Gentiloni, il commissario italiano agli Affari Economici (anche se di fatto tenuto sotto osservazione dal falco lettone Valdis Dombrovskis) ha esaltato i dazi contro i giganti del web, mentre il nuovo ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri - del Pd come Gentiloni e profilo amico dell'Europa, sempre come Gentiloni – ha già fatto sapere che la Tobin Tax partirà già a ottobre, salvo intoppi dell'ultima ora.
A questi due tributi se ne aggiungerà un terzo, quello appunto sulle
risorse energetiche che emettono biossido di carbonio nell'atmosfera. Introiti che andranno a finanziare il "Green New Deal" tanto caro a Ursula von der Leyen e alla nuova-vecchia Europa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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