La difesa Ue non marcia. Serve subito l'eurobond

I gruppi americani sono grandi il triplo degli europei. L'Italia pesa per il 4%. I casi Leonardo e Fincantieri

La difesa Ue non marcia. Serve subito l'eurobond
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Nel giorno in cui Italia e Giappone firmano un importante accordo bilaterale nel campo della Difesa, Mediobanca presenta un report che fotografa il settore a livello internazionale, rivelando la totale supremazia Usa nel business, ma la straordinaria performance di Borsa dei titoli europei che rendono più di quelli a stelle e strisce: 128,1% contro il 59% negli ultimi tre anni. Presentando il report della propria Area Studi, il numero uno di Mediobanca Alberto Nagel ha ricordato come «la Difesa si configuri come precondizioni perché esistano tutti gli altri enti pubblici» e debba quindi tendenzialmente uscire da quella zona d'ombra dove è stata relegata negli ultimi anni prima del conflitto russo-ucraino. Invocando l'uso degli Eurobond subito, come strumento utile per investire nel settore e rafforzarlo in un contesto economico limitato dai vincoli di bilancio, il numero uno di Mediobanca ha messo in luce come le spese per la Difesa abbiano raggiunto il massimo storico a livello globale: 2.443 miliardi di dollari nel 2023 (+6,8% sul 2022).

Nel complesso, dallo studio che analizza i dati finanziari di 40 multinazionali e di 100 aziende italiane che operano nel comparto della sicurezza, emerge che il giro d'affari dell'industria mondiale della Difesa ha sfiorato 615 miliardi di euro nel 2023 (+9,8% sul 2022). Di questa torta l'Italia, con Fincantieri e Leonardo rappresentano il 4% a livello globale.

Escludendo gli operatori per i quali non si ha visibilità (in massima parte i big asiatici) l'analisi mostra un mercato concentrato: le prime dieci multinazionali rappresentano oltre due terzi dei ricavi aggregati. Il grado di concentrazione è maggiore tra le società statunitensi (i primi 10 operatori cubano il 92% del totale) rispetto a quello europeo (86%). Le prime cinque posizioni sono detenute da gruppi a stelle e strisce che da soli hanno oltre la metà del giro d'affari generato dal core business Difesa: Lockheed Martin (55 miliardi nel 2023), RTX (36,8 miliardi), Boeing (31 miliardi), Northrop Grumman (30,6 miliardi) e General Dynamics (26,8 miliardi). Leonardo (11,5 miliardi di euro) e Fincantieri (2 miliardi) si collocano rispettivamente in nona e 31esima posizione. I player europei sono ancora lontani dai colossi statunitensi: la loro dimensione media è pari a poco più di un terzo di quella dei gruppi d'Oltreoceano. La classifica europea è guidata dalla britannica Bae Systems (25,8 miliardi di euro), seguita da Airbus (11,8 miliardi) e Leonardo (11,5 miliardi).

«La Difesa per anni si è fatto nascosta. È arrivato il momento di comunicare» quanto viene svolto «perché viviamo in un momento in cui si parla di armi nucleari tattiche», ha commentato Pierroberto Folgiero (foto), ad di Fincantieri, spiegando che le aziende che «hanno un piccolo complesso in questo senso, devono fare un passo avanti per convincere i contribuenti ad allocare la spesa pubblica sulla Difesa».

Quanto al 2025, seppur in un contesto di disinflazione e tassi in discesa, ma di frammentazione del mondo in blocchi sempre meno dialoganti, si stima una crescita del giro d'affari del 12%, superiore a quella del Pil mondiale (+3,2%). A dare una mano potrebbero essere proprio gli Eurobond recentemente «sdoganati» anche dal Summit di Varsavia.

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