
La Banca Popolare di Milano a trazione Andrea Bonomi potrebbe avere i giorni contati. Il finanziere Raffaele Mincione, cui fa capo il 7%, i dipendenti-soci e i pensionati starebbero compattando le fila per spingere alla presidenza l'ex premier Lamberto Dini (83 anni), che ieri si sarebbe recato in Bankitalia e oggi sarebbe atteso in Consob. Giuseppe Castagna sarebbe il capo azienda.
L'avvio ufficiale delle ostilità per il controllo di Bpm è scattato ieri, quando lo stesso consiglio di sorveglianza ha chiesto alla gestione di convocare «senza indugio» l'assemblea per rinnovare l'intero vertice. La decisione da quanto emerge dal verbale è stata avallata dalla Vigilanza e l'assise, visti i 30 giorni di preavviso necessari, dovrebbe cadere in prossimità del Natale, forse sabato 14 dicembre.
Fino a lunedì notte erano state accarezzate le dimissioni in massa del Cds, ma la soluzione di compromesso individuata ieri conferma il tentativo di ribaltone organizzato dalla base sociale: dieci i voti per il rinnovo, a partire dal presidente Coppini, tre i contrari (Cavallari, Minutillo e Lonardi) e quattro gli astenuti (Mosconi, Fusilli, Cafari Panico e Castoldi).
A meno che Bankitalia non tagli le deleghe ai pensionati, che oggi da soli muovono circa 5mila consensi, Bonomi deve trovare rapidamente una contromossa. Diversamente rischia di cadere in assemblea.
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