Doccia fredda per il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, e gli operatori del mercato dell'auto, in particolare l'Unrae, i costruttori esteri in Italia, che avevano visto aprirsi uno spiraglio per un possibile intervento (defiscalizzazione sul tipo di quella applicata al settore edilizio) capace di rilanciare le vendite. L'ad di Fiat Chrysler, Sergio Marchionne, ha subito tagliato corto sull'ipotesi incentivi paventata giorni fa da Lupi e poi rimasta lettera morta: «Spero che il governo non decida incentivi per il settore auto. Non li voglio, in quanto drogano il mercato. Non chiediamo niente, ma non vogliamo ingerenze. Si lasci che il mercato vada dove vuole». «Provvedimenti del genere - ha aggiunto Marchionne - spostano le dinamiche in Italia, cosa che non è necessaria, proprio mentre nel Paese si cercano coperture dappertutto. Io farei altro». Anche ieri, comunque, il presidente di Unrae, Massimo Nordio, nel commentare le immatricolazioni di luglio (il +5% è solo una boccata d'ossigeno) ha auspicato «un intervento che riduca la pressione fiscale che ancora agisce su famiglie e imprese, e stimoli in modo conveniente la sostituzione del parco obsoleto, come annunciato dal ministro Lupi».
Fca, intanto, più che all'Italia (in luglio quota del 27,3% e -1,4% le vendite rispetto al 2013), guarda ai risultati negli Usa): da gennaio le immatricolazioni del gruppo sono cresciute del 13% a 1,18 milioni di unità.
E le consegne di luglio sono state le migliori degli ultimi nove anni. Marchionne, infine, si è detto fiducioso in una ripresa del mercato brasiliano finito nel gorgo della crisi in cui è piombato il Paese: «Si risolleverà dopo le elezioni».PBon
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