Ecco chi rischia la pensione: cosa succede con lo scalone

Intanto, Opzione donna potrebbe non essere rinnovata per il prossimo anno. Il malumore dei sindacati

Ecco chi rischia la pensione: cosa succede con lo scalone

Il consiglio dei ministri di ieri pomeriggio ha rispettato l’orientamento espresso in mattinata dalla cabina di regia in tema di pensioni. Il premier Mario Draghi, insieme alla sua squadra di governo, ha indicato le linee guida principali, anche se sui nuovi metodi per consentire il pensionamento anticipato non ci sono ancora certezze assolute. La proposta per superare Quota 100 che mette d’accordo l’esecutivo è quella legata a un doppio intervento: Quota 102 nel 2022 e Quota 104 a partire dall’anno successivo, nel 2023. Il sistema di funzionamento di queste misure è il seguente: con Quota 102 si va in pensione a 64 anni, con 38 anni di contributi versati. Quota 104 innalza di due anni, e quindi a 66 anni, l’età utile per uscire dal mondo del lavoro. La soluzione pensata dal governo, però, non sembra entusiasmare le organizzazioni sindacali. Sia la Cisl sia la Uil, in particolare, chiedono al premier Draghi di dare vita a una task force sulle pensioni, un tavolo permanente con il coinvolgimento dei sindacati.

Un’altra importante novità che emersa dal consiglio dei ministri di ieri riguarda la misura denominata Opzione donna, che rischia di scomparire. Il governo sembrerebbe orientato a non rinnovarla per l’anno 2022 nella legge di Bilancio. Per il momento si tratta di un’indiscrezione che non ha ancora trovato conferme ufficiale. La rinuncia a Opzione donna significherebbe privare le lavoratrici italiane di un’importante finestra che consente loro da andare in pensione in anticipo. Sembrava sicura la conferma anche per il prossimo anno, ma segnali diversi sono giunti dall’ultima riunione del consiglio dei ministri. La misura, con 35 anni di contributi, prevede la possibilità per le lavoratrici dipendenti di uscire dal mondo del lavoro a 58 anni di età, mentre le libere professioniste il limite è di 59 anni.

L’idea del governo di prevedere le due misure di Quota 102 e Quota 104 a partire dal prossimo anno non piace alla Lega di Matteo Salvini, che resta ancorata a Quota 100. Ecco perché ci sarà ancora da discutere sulle nuove misure da adottare in tema di pensioni. Intanto, l’obiettivo è anche quello di prorogare l’Ape sociale facendo crescere la platea dei beneficiari con l’aggiunta di nuovi lavori nella lista delle occupazioni più pesanti.

L’unica cosa che accomuna le forze politiche è di intervenire per tempo, in modo da non ritornare al famigerato scalone della criticata riforma Fornero. Nei giorni scorsi si era discusso anche dell’introduzione di Quota 41, caldeggiata dai sindacati, ma mai seriamente presa in considerazione dal governo, e poi della flessibilità in uscita dal lavoro a partire da 63-64 anni, a patto di rinunciare alla parte retributiva della pensione. In attesa di raggiungere il limite previsto sarebbe corrisposta solo la quota contributiva dell'assegno. Questa misura era stata spinta fortemente dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico.

L’ex ministro Cesare Damiano, invece, sarebbe propenso ad anticipare la pensione a 63 anni, con alcune penalizzazioni, solo per

la parte retributiva, progressive negli anni. In questo caso, l’assegno verrebbe preso immediatamente per intero, senza aspettare quattro anni e i disagi per i lavoratori sarebbero minori rispetto alla soluzione Tridico.

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