Il Consiglio dei ministri è durato oltre due ore e durante la riunione è stato approvato il Documento programmatico di bilancio, che contiene lo schema della manovra e sarà inviato a Bruxelles. Uno dei nodi principali è stata la riforma delle pensioni con la ridefinizione di quota 100, in scadenza al 31 dicembre. La proposta avanzata dal ministro dell'Economia Daniele Franco durante la cabina di regia sarebbe di procedere con la cosiddetta quota 102, che consisterebbe nel pensionamento a 64 anni d'età con 38 anni di contributi.
Il tutto partirebbe dal 2022, per poi arrivare a quota 104 nel 2023. La proposta di Daniele Franco, però, non è piaciuta ai ministri leghisti. Gli esponenti del Carroccio si sarebbero detti contrari, manifestando "qualche mal di pancia". I dubbi della Lega su quota 100 hanno portato al rinvio della discussione, "visto che nel Dpb ci sono solo macro-voci, dunque ogni decisione sul superamento" della riforma delle pensioni del primo governo Conte "può essere rinviata". Le "riserve politiche" espresse dai ministri leghisti sulle modifiche alla quota 100 saranno oggetto di discussione nelle prossime settimane, nel tentativo di trovare un accordo entro la fine dell'anno.
"Sulle pensioni ci sono diverse ipotesi in ballo, ma questa sera nessuna decisone su quota 100 è stata presa, così come chiesto dai ministri della Lega. Nei prossimi giorni si decideranno modalità e tempi delle modifiche del sistema pensionistico. Escludo qualsiasi ritorno alla legge Fornero", ha detto il ministro Giancarlo Giorgetti al termine del Cdm.
Il passaggio da quota 100 a quota 102 comporterebbe uno 'scalone'. Per questo motivo l'esecutivo sta ipotizzando un finanziamento transitorio. Questo escamotage servirebbe ad accompagnare l'innalzamento, evitando che alcuni lavoratori rimangano imbrigliati nello scalone. Tutto questo porterebbe poi al 2023, quando si ipotizza si fare un ulteriore passo, arrivando a quota 104.
"Quota 102 è un intervento che introduce un nuovo regime pensionistico e credo che l'idea sia poi di passare successivamente a una quota più alta, tipo 'quota 104'", ha detto Tito Boeri, economista ed ex presidente Inps. Boeri ha proseguito: "Qualsiasi intervento sulle pensioni, soprattutto arrivando all'ultimo momento come sta accadendo, deve essere un intervento molto semplice, comprensibile per le persone coinvolte, in grado di armonizzare i trattamenti fra generazioni diverse e facilmente attuabile da parte delle amministrazioni pubbliche".
Caratteristiche che l'economista non ritrova nella manovra ipotizzata, perché "introduce un nuovo regime prima e poi un altro in futuro e quindi non risponde al criterio di semplificare e armonizzare, ma crea nuove situazioni di disparità fra diverse generazioni di pensionati. E ha dei costi che credo siano abbastanza consistenti".
Anche a livello economico non ci sarebbe la convenienza: "Ha dei costi che credo siano abbastanza consistenti. Non credo si tratti di meno di 4 miliardi nel giro dei prossimi 4 anni. Già nel 2023 oltre un miliardo: costi non piccoli e a fronte di nuove asimmetrie introdotte nel sistema"".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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